mercoledì 2 giugno 2004
Lunedì sull'"Unità" quasi una pagina intera deplora il rispetto della libertà di coscienza. Il direttore, un tempo liberal-doc, ha cambiato trincea" Titolo: "Pillola del giorno dopo, il ritardo dell'Italia". Dunque l'Italia ha un "ritardo"? Ginecologia nazionale: per "l'Unità" buon segno, partorirà un futuro nuovo? Lamenta, il pezzo, che il Comitato nazionale di bioetica, "dopo settimane di discussione sul tema", ha deciso che "i medici possano rifiutarsi di prescrivere la pillola del giorno dopo". E "l'Unità" non approva. Perché? Perché qualcuno, cioè i soliti cattolici, "pensa che la suddetta pillola abbia effetti abortivi", e invece - scrive - "come spiega la scheda qui accanto", non è vero. Infatti - ragguaglia suadente - questa pillola "impedisce l'inizio della gravidanza, non la interrompe, perché impedisce l'impianto dell'ovulo". Ma se questo è già fecondato? All'"Unità" non importa: vanno al sodo (o all'ingrosso?), e decidono che solo l'impianto vale, la fecondazione no. Così il gioco è fatto. Maestri di imbrogli lessicali. Subito riconfermati sotto, scrivendo che però "la pillola RU486, che provoca un vero e proprio aborto, è un metodo dolce per interrompere la gravidanza". Dolce? Dolce! Forse dipende dai punti di vista. Il loro è che quello degli altri, anche espresso "all'unanimità", come il Comitato nazionale di bioetica, che non è certo costituito solo di cattolici, non conta nulla. E anche quello del nascituro, e quello del medico che dovrebbe essere obbligato a prescrivere la pillola del giorno dopo? Anche quello: non conta nulla. Particolare curioso: l'articolo è firmato "wa. ma." Ma va"!
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