L'Italia guida i rincari in Europa
sabato 30 maggio 2009
Iprezzi alimentari al consumo in Europa sono in media cinque volte più alti di quelli alla produzione. E in Italia la situazione è la peggiore. È difficile, quindi, pensare che la domanda alimentare possa crescere, soprattutto tenendo conto della congiuntura non certo fra le più facili. Si tratta di una situazione critica, vissuta dalla filiera agroalimentare non in maniera serena e, anzi, spesso con notevoli spaccature. I numeri, tuttavia, non lasciano spazio a dubbi e alla necessità di trovare strade comuni. Di prezzi agricoli si è parlato a Bruxelles in un vertice fra il commissario europeo per l'Agricoltura, Mariann Fischer-Boel, il ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia e il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Sul tavolo una serie di dati giudicati dai produttori agricoli «scandalosi». Per il latte, per esempio, in Italia nel giro di un anno il prezzo alla stalla è diminuito del 30% mentre sugli scaffali dei negozi dal 2008 i prezzi sono aumentati in media del 7%, con un ricarico dalla stalla allo scaffale " calcolato dalla Coldiretti " del 436%. Scandaloso " sempre per i produttori " è anche l'andamento rilevato per pane e pasta i cui prezzi in Italia sono aumentati in media il doppio (+5,1%) rispetto a Germania (+2,1%), Francia (+2,6%) e Spagna (+2,8%) nonostante il crollo omogeneo nei diversi Paesi delle quotazioni del grano.
Ciò che, però, deve destare più preoccupazione in assoluto, è proprio il confronto fra l'andamento generale dei prezzi nel nostro Paese e quello nel resto dell'Ue. L'aumento medio dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia (+3,2%) è quasi il triplo di quello tedesco (+1,1%), più del doppio di quello francese (+2,2%) e il 45% in più di quello spagnolo. Una situazione evidentemente insostenibile, che, secondo quanto esposto nel corso del vertice, ha origini chiare nelle forti distorsioni lungo la filiera alimentare che, non solo per gli agricoltori, sono più accentuate dal «comportamento commerciale degli operatori lungo la catena di approvvigionamento, inclusi i produttori, i grossisti e i dettaglianti». Snodi critici a un tale livello da far esprimere «preoccupazione» al Parlamento di Strasburgo che ha puntato il dito sui «casi in cui la grande distribuzione sfrutta il suo potere di mercato attraverso termini di pagamento eccessivi, contributi per l'immissione nel listino e per lo spazio sugli scaffali».
Di fronte a un quadro di questo genere, la stessa assemblea europea ha chiesto l'adozione di politiche che favoriscano un contatto più diretto tra consumatori e produttori locali. Che certamente è una delle strade da percorrere, così come quella della più corretta e diffusa informazione sulle caratteristiche e sull'origine dei diversi prodotti offerti. Ma è necessario continuare a ricercare rapporti di filiera che siano davvero equilibrati: congiuntura difficile e calo della domanda alimentare, non fanno certo presagire un futuro migliore del quadro attuale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: