martedì 6 marzo 2012
Ho l'iPad e l'eReader. Sono strumenti molto comodi. Ci ho caricato su libri, vocabolari, testate di giornali. Quando vado in vacanza, non metto quasi più in valigia volumi che appesantiscono il bagaglio. Acquisto ebook da varie librerie online o li scarico gratis da siti come Liber Liber o Project Gutenberg. Così posso leggere libri altrimenti irraggiungibili, perché fisicamente posseduti da lontanissime biblioteche. Ma visito anche tante librerie antiquarie, alla ricerca di libri pubblicati cento o duecento anni fa. E la gioia che provo quando ho tra le mani dei volumi con la carta ingiallita, o con le pagine macchiate da un bambino cui quel libro fu regalato quando l'Italia non era ancora unita, è una gioia che solo gli appassionati lettori conoscono. Dico sempre agli adulti (ai bambini non ce n'è bisogno) che le novità non devono spaventare, soprattutto quando non diminuiscono ma accrescono la nostra capacità di stare meglio con noi stessi e con gli altri. I nuovi strumenti che abbiamo a disposizione devono esaltare e non mortificare la nostra intelligenza, devono unirci e non separarci dagli altri. I grandi che sono cresciuti negli anni della loro formazione con i libri di carta, la matita, la penna e il calamaio, come è stato il mio caso, sono forse i più capaci di apprezzare le novità informatiche: perché le usano e non se ne fanno usare. L'iPad e l'eReader cominciano ad entrare, ed entreranno sempre più, anche nelle aule scolastiche. Qualcuno prevede che finiranno col sostituire anche la maestra e il prof. Be', a questo non ci sto. Dietro la scrivania preferisco che ci sia sempre una persona in carne e ossa. A volte sarà una insegnante che ci entusiasmerà con il suo brio, la sua competenza e la sua passione. A volte sarà un prof che sopporteremo con fatica, perché ci annoia con la sua noia o la sua distrazione. Ma saranno sempre un uomo o una donna che susciteranno nei ragazzi delle reazioni umane e non delle risposte da robot, come quelle provocate da uno strumento elettronico. L'umanità che ci salva dalla cieca obbedienza e dall'indifferenza ha bisogno di occhi veri, di voci espressive, di volti sorridenti, di sguardi crucciati: insomma di emozioni e di sentimenti reali. Tutto il resto è un di più.
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