L'informazione online: tanti clic, poca fiducia
venerdì 19 giugno 2020
Come si informano online gli italiani? E nel resto del mondo come lo fanno? Le risposte sono contenute nel Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism (lo trovate qui tinyurl.com/ycktqdj9 ) che analizza dati provenienti da cinque continenti e 40 mercati.
Diciamo subito che anche quest'anno si conferma la poca fiducia dei lettori nei mezzi di informazione: solo il 29% degli italiani ce l'ha. Un dato in calo di 11 punti rispetto all'anno scorso. La percentuale di fiducia sale al 30% per le notizie che appaiono tra i risultati di un motore di ricerca ma scende al 19% per quelle trovate sui social.
Non solo. Anche quando scelgono la testata dalla quale informarsi, la fiducia degli italiani non supera il 38% (a livello globale siamo al 46%).
Secondo il rapporto, i lettori preferiscono le notizie non di parte e solo il 28% quelle che condividono o rafforzano le loro opinioni. Soltanto il 28% accede direttamente ai siti web e/o alle app delle testate giornalistiche. Il 26% lo fa attraverso i social e il 25% attraverso i motori di ricerca. Tra i ragazzi solo il 16% si informa direttamente dalle testate giornalistiche, preferendo i social (il 38%) e le ricerche su Google e affini (25%).
Il 54% del campione si dice preoccupato per la quantità di notizie potenzialmente false. E indica Facebook come il luogo più popolato di fake news e informazioni scorrette. Nonostante tutto questo, tra le fonti di informazione più usate il rapporto evidenzia per la prima vota il sorpasso dell'online (social compresi) sulla televisione. Se la carta stampata si attesta al 22%, confermando un trend in discesa, colpisce la crescita dei podcast (il 32% degli intervistati dice di averne ascoltato almeno uno nell'ultimo mese).
A questo punto vale la pena di chiedersi: ma qual è per noi italiani il principale punto di accesso alle notizie online? L'esperto Vincenzo Cosenza non ha dubbi: «Il 27% degli italiani cita i social media, il 37% dice di usare i motori di ricerca. Solo il 18% riferisce di consultare direttamente il sito web o l'app della testata (in media negli altri Paesi questo è il punto di accesso principale)». E ancora: «Il 23% degli italiani dice di visitare la sezione Google News o la relativa applicazione, il 19% cita i siti dei giornali, l'11% la rassegna stampa (...) Tra i social media Facebook è di gran lunga il più utilizzato per le notizie (56%), seguito da WhatsApp (29%) e YouTube (24%). Interessante la crescita di Instagram che viene citato come fonte di informazione dal 17% del campione, mentre Twitter solo dal 9%».
Il report, come ogni anno, indaga anche quanti pagano per le news online, e la possibile propensione a pagare per l'informazione digitale. In Europa ci sono isole felici come Times e Telegraph che raccolgono il 59% di coloro che pagano per le notizie, mentre il Guardian da solo attira il 42% di tutte le donazioni a favore dei giornali. In America, NY Times e Washington Post raccolgono da soli il 70% degli utenti paganti. Che però a livello globale purtroppo restano una minoranza. Unica notevole eccezione è la Norvegia, dove gli utenti che pagano per informarsi online sono il 42%, mentre mediamente solo i 13% dei lettori (italiani compresi) è disposto a pagare per informarsi nel digitale,
Come giustamente sottolinea DataMediaHub, «è troppo presto per prevedere il pieno impatto della crisi COVID-19 sul settore delle notizie ma, poiché è probabile che molte persone abbiano un reddito disponibile inferiore e la maggior parte dei non pagatori è ancora ampiamente soddisfatta delle fonti gratuite, le aspettative del settore devono essere realistiche senza illudersi che la vendita di contenuti giornalistici online/digitali, tranne che in rarissimi casi, possa essere una fonte di ricavi significativa per i prossimi cinque anni».
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