L'inestinguibile anima religiosa della «Resurrezione» di Mahler
domenica 16 ottobre 2011
Partitura estremamente complessa, sia dal punto di vista della concezione che da quello tecnico-esecutivo, la Sinfonia n. 2 «Resurrezione» per soli, coro e orchestra di Gustav Mahler (1860-1911) non presenta alcuna destinazione liturgica e neppure rientra all'interno dei parametri formali del repertorio sacro; ma come spesso accade nei capolavori del compositore boemo, una ricca trama di significati metafisici, richiami simbolici e riflessioni spirituali dà vita a un grandioso affresco musicale che offre diversi piani di lettura.
Apparentemente legittimo sembrerebbe dunque anche l'approccio adottato da un certo establishment culturale imperante, che continua a etichettare la Seconda come un'«opera laica» incardinata sull'ideale «riscatto dell'umanità attraverso la natura», insistendo in modo esclusivo sulla presenza di alcuni dei temi «naturalistici» più cari all'universo creativo mahleriano. Di contro è però innegabile come il baricentro espressivo dell'intero brano sia radicato in un profondo messaggio religioso da cui è impossibile prescindere: una sorta di “percorso iniziatico”, non a caso suggellato dall'utilizzo del testo dell'Ode alla Resurrezione di Friedrich Gottlieb Klopstock, vibrante inno di fede che spalanca il cuore dell'uomo verso una prospettiva di vita oltre la morte.
Ed è con questa consapevolezza, come se si trattasse di un racconto biblico dai toni epici, che il direttore russo Vladimir Jurowski ha affrontato la Sinfonia n. 2 in una recente incisione discografica realizzata dal vivo alla testa delle compagini London Philharmonic Orchestra & Choir (2 Cd pubblicati da LPO e distribuiti da Codaex); con una maturità artistica e una sensibilità di temperamento che si riflettono in un'interpretazione carica di tensione, che sa essere insieme rispettosa delle arcate narrative dei singoli episodi come dell'ampio respiro offerto dai legami intrecciati tra i singoli movimenti, ponendo idealmente l'accento su quelle domande esistenziali che trovano risposta nel messaggio carico di speranza affidato ai versi di Klopstock, intonati nel finale da soprano, mezzosoprano e coro: «Risorgerai, certo, risorgerai, mio cuore, in un istante! Tutto ciò per cui hai combattuto, a Dio ti porterà!».
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