venerdì 23 dicembre 2011
Lupus irriverente, stesso bersaglio già 12 volte dal 10 ottobre 2003: a dicembre… la tredicesima. Mercoledì "Corsera" (p. 40) titolone per Pietro Citati: "Il mito globale dei re Magi". Il solenne capolavoro di montatissima panna sul Natale e sui Magi parte dal «racconto della Natività che trionfa nel Vangelo di Luca», ma – rivelazione! – «viene abolito da Matteo». E già: le favole sono favole, coi miti occorre essere seri e quello dei Magi è davvero "globale". Nessun dubbio in Citati. Perché per esempio Luca ha quel racconto e Matteo no? In realtà Luca (1,2) comincia dicendo proprio che ha consultato gli "autòptai" (testimoni oculari), e di quella nascita Maria certo lo era: lui l'ha consultata, e Matteo no. Il contrario di un mito, che invece è la fissa di Citati. Per lui è «la più grande leggenda mitica del Nuovo Testamento»: le più piccole le dà per scontate. "Leggenda" dunque, e "mitica", e via col vento dell'entusiasmo scrive che quel racconto delle origini per «diverse generazioni venne trasmesso di figlio in figlio, da Mosè ad Abramo a Isacco…». In realtà Abramo è parecchi secoli prima (!) di Mosè, ma l'enfasi deborda illustrando le "invenzioni" della stella, e del "bambino", e della «virgo che allattava», e le usanze zoroastriane e i tre, «Melchor», «Balthazar» e «Jaspar» seguiti fino alla bella morte. Che delizia! Che bel racconto! Che squisita favola globale! Che bel "mito" natalizio offerto al lettore! L'incantato Citati incanta tanti lettori: la "favola" fa esser buoni una volta all'anno. Ah, come respiro! Tanto effimero, però. Infatti giri pagina e ritrovi la realtà: la crisi, le ingiustizie, l'inflazione, la guerra e le stragi, Monti e Draghi… Di miti ovviamente non si vive…
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