domenica 26 giugno 2016
Irecenti scandali bancari hanno minato severamente la fiducia dei cittadini verso gli intermediari, le istituzioni del settore finanziario e lo stesso governo. Tutti i soggetti coinvolti si sono rimpallate le responsabilità, affermando nel contempo la propria correttezza nell'adempiere ai doveri che le norme ed i regolamenti prescrivono. Ad esempio, Giuseppe Vegas, presidente della Consob, nel suo recente discorso al mercato finanziario, ha sostenuto la irreprensibilità delle attività dell'authority affermando che i prospetti dei titoli subordinati delle banche fallite «sono stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo» e che «hanno dato massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche», specificando anche il rischio di «perdere l'intero capitale investito». Di ciò, non vi è alcuna ragione per dubitare.Tuttavia sarebbe opportuna una riflessione più ampia sul rapporto tra legalità e moralità dei comportamenti laddove non necessariamente ciò che è legale è, implicitamente, anche morale. Infatti chiunque afferma, o semplicemente sottintende, che tutto ciò che è legale è anche morale, molto probabilmente si sta servendo di una razionalizzazione mentale che in qualche modo viene utilizzata per perseguire propri interessi. Quando questa idea viene proposta o utilizzata nel settore privato è molto probabile che ciò serva a giustificare decisioni e comportamenti vantaggiosi per sé, che però possono essere immorali, anche se non sono vietati dalla legge. Mentre quando viene proposta dalle istituzioni pubbliche è molto probabile che ciò sia finalizzato ad evitare l'impegno ed il lavoro per identificare quali siano i comportamenti immorali, come si originano e, soprattutto, come si dovrebbe e potrebbe arginarli.Così ci si accontenta di produrre nuove leggi e regolamenti per stabilire standard minimi di comportamento, tralasciando l'intera gamma di obblighi etici delle organizzazioni e degli individui che sono particolarmente responsabili per generare e sostenere la fiducia del pubblico. In questa maniera il sistema spinge ed incentiva a comportamenti morali "mediocri", che rispettano solo gli standard sociali minimi accettabili ma non ciò che è giusto fare per le persone ed il bene comune. Sarebbe quindi opportuno riflettere su come sia possibile sviluppare una cultura che consenta di interpretare e valutare i comportamenti delle organizzazioni e degli individui in una prospettiva morale e non solo legale.A questo proposito, una novità rilevante viene proposta dall'Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano che, in collaborazione con l'Uni - l'Ente nazionale italiano di unificazione, ha pubblicato recentemente un documento, una "prassi di riferimento" attualmente in fase di consultazione pubblica, dal titolo «Sviluppo della cultura dell'integrità degli individui - Indirizzi applicativi». Il documento fornisce ad ogni tipo di organizzazione le linee guida per lo sviluppo della cultura della integrità e del ragionamento morale degli individui ad essa appartenenti, attraverso processi e strumenti per la progettazione, l'implementazione e la gestione di un modello funzionale alla cultura dell'integrità. Certamente un segnale significativo di un cambiamento possibile.
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