sabato 20 ottobre 2018
«Se pensate che la costruzione europea sia costosa, provate con la sua disintegrazione». È il felice incipit delle tesi dei Giovani Imprenditori, che da ieri sono riuniti a Capri per il loro meeting annuale e che nella fase storica di massima sfiducia degli italiani verso l'Unione Europea si muovono coraggiosamente in senso contrario. A sentire il loro presidente Alessio Rossi, Europa unita e futuro sono un binomio inscindibile per gli imprenditori italiani, che si sentono idealmente più vicini a De Gasperi che ad Orban. E che proprio non capiscono come alcune forze politiche italiane possano investire capitali di tempo nel distruggere l'Europa, piuttosto che nel costruirne una nuova più coesa, competitiva e innovativa.
Quello proposto da Rossi e dai suoi imprenditori under 40 è in fondo un "idealismo realista" a favore dell'Europa unita, capace di tenere insieme paradossalmente uno slancio ideale verso la casa comune che nel nostro Paese non si manifestava da molti anni (almeno dai tempi della costruzione della moneta unica) e un solido pragmatismo fondato sui numeri macro-economici e sulle opportunità imprenditoriali del mercato comune. Il ragionamento dei giovani imprenditori, che ci tengono a rispedire al mittente (politico) l'accusa di essere solo dei "prenditori", si spinge fino a far propria la probabile procedura d'infrazione della Commissione europea contro il Governo italiano sulla Legge di Bilancio: «vogliamo essere noi giovani ad aprire una procedura d'infrazione nei confronti del Governo, per eccesso di cambiali in bianco».
Parole pesanti, a cui risponderà oggi a Capri il Ministro dell'Economia Tria, che impongono una seria riflessione sulla manovra finanziaria. A giudizio di Rossi rischierebbe di determinare addirittura un declassamento del "rating generazionale": senza entrare nel merito della valutazione, che potrebbe apparire a molti eccessiva, è giusto invece sottolineare che quello utilizzato dai giovani imprenditori è un modello di analisi molto interessante. Un modello che, ponendosi nel solco della migliore cultura d'impresa, prova a misurare la qualità delle scelte di politica economica della Legge di Bilancio non solo per i loro effetti sul presente, ma anche per quelli prevedibili a medio-lungo termine.
In un Paese malato di presentismo, in cui la costruzione della società futura è considerato non l'obiettivo tipico della politica ma solo una modalità di comunicazione buona per riempire le sale dei convegni, l'analisi dei Giovani Imprenditori di Confindustria merita attenzione e rispetto. Perché scaricare debiti e scelte sbagliate sulle generazioni successive è un vizio antico della politica italiana, che non può appartenere a chi fa del cambiamento la sua bandiera.
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