mercoledì 15 settembre 2010
«Con orrore / la poesia rifiuta / le glosse degli scoliasti», scriveva il Montale di Satura, ma i critici (gli scoliasti) si sono presi una bella rivincita sul poeta ormai classico, che non sempre era riuscito a depistarli (in apertura di Satura: «I critici ripetono, / da me depistati, / che il mio tu è un istituto» eccetera).
Ho sul tavolo un quaderno di Letture montaliane. In memoria di Franco Croce, pubblicato dalla Provincia di Genova (pp. 132, s.i.p.), a cura di Veronica Pesce, che raccoglie il ciclo di incontri svolto dal novembre 2008 al febbraio 2009 anche in omaggio al cattedratico genovese, scomparso nel 2004, che seppe coniugare gli studi sul barocco seicentesco con un appassionato culto di Montale.
L'iniziativa e il tono sono giusti, perché la poesia va, innanzitutto, letta e se poi le si accompagna un commento che non pretende di spiegare ma cerca di capire, il risultato è garantito. I relatori sono studiosi liguri, anche allievi di Franco Croce: Vittorio Coletti ha scelto di commentare Casa sul mare; Enrico Testa si è applicato a Proda di Versilia; Giorgio Bertone ha preso spunto da Forse un mattino andando in un'aria di vetro; Alberto Beniscelli si è concentrato su La bufera. Ottimi testi, validi approfondimenti, ma sono rimasto particolarmente colpito dagli interventi di Massimo Bacigalupo, di Quinto Marini e di Stefano Verdini.
Bacigalupo ha commentato L'alluvione ha sommerso il pack dei mobili, la poesia in cui Montale immagina la sua cantina fiorentina travolta dall'alluvione del 1966, con libri, quadri. cimeli e cianfrusaglie che «certo hanno sofferto / tanto prima di perdere la loro identità». E anche il poeta dice di essere sempre stato travolto dagli «eventi di una realtà incredibile e mai creduta», affrontati con il coraggio preso in prestito dalla moglie morta. Bacigalupo arricchisce il commento con ricordi personali e innesti poundiani, giungendo a precisare che la copia di Personae, di Ezra Pound, citata da Montale «non fu distrutta dall'alluvione, e oggi si trova a Milano alla Sormani, come ha documentato Alessandro Zaccuri nel volume Ezra Pound e il turismo colto a Milano (Ares, 2001)».
Quinto Marini e Stefano Verdino si occupano, rispettivamente, di Botta e risposta I e Botta e risposta III, che sono due dei «tre ganci a cui è appesa la ghirlanda di Satura», come ebbi a scrivere (chiedo scusa dell'autocitazione) quando apparve il quarto volume di Montale (1971).
In effetti le tre Botta e risposta sono determinanti nella transizione di Montale dal tono alto degli Ossi, delle Occasioni e della Bufera, al tono colloquiale inaugurato da Satura e che avrà gli sviluppi nel Diario del '71 e del '72 (1973) e nel Quaderno di quattro anni (1977), fino al Diario postumo (in volume definitivo nel 1996).
È tutto da riscoprire il Montale delle ultime raccolte, dove il poeta fa i conti con la storia partendo dalla propria storia, e si fa poeta «civile» mentre rifiuta ogni genere di impegno extraletterario, strenuamente critico del degrado politico e morale che dal dopoguerra lo amareggiò fino agli ultimi anni (Montale è morto nel 1981).
In tal senso sono emblematiche proprio le tre Botta e risposta, e preziosa, anche se non inedita, la precisazione di Verdino sull'interlocutrice femminile di Botta e risposta III, che è la poetessa e traduttrice greca Margherita Dalmati, che fu amica di Cristina Campo. Ecco perché, scrive Verdino, quella poesia montaliana «è anche una testimonianza civile sulla Grecia dei Colonnelli, che suscitò varia reattiva stampa in Italia (tra cui una misconosciuta poesia di Ungaretti, Grecia 1970, molto cara ad Elio Fiore)». Ricordare insieme Montale, Pound e Fiore, che emozione per chi li ha conosciuti di persona e lungamente frequentati nei libri. E che scoperta per chi vi si accosterà.
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