L’arabo compra e poi non paga Gomis espulso, razzisti impuniti
sabato 7 ottobre 2023
Il mio amico Filosofo, che di calcio ne sa quanto Manlio Scopigno, mi dice che per il futuro si augura due cose: l’implosione e la definitiva scomparsa di tutti i social «perché hanno appestato il mondo», dice, e poi la «riduzione in povertà» degli sceicchi sauditi, in modo che non facciano più danni al football mondiale. La Saudi Pro League può fregiarsi di aver ingaggiato alla modica cifra di 200 milioni a stagione il pentapallone d’oro Cristiano Ronaldo, trascinatore dell’Al-Nassr. E poi la stella brasiliana Neymar, l’ex roccia della difesa napoletana Koulibaly e il transfugo serbo laziale Milinkovic Savic. Tutti e tre insieme percepiscono dai munifici padroni dell’Al Hilal cifre che arrivano quasi a coprire il Pil del Burkina Faso. Ma non è tutto oro quello che luccica nelle oasi del pallone saudita. Nell’l’Al-Ahli è scoppiato il “caso Alzugaray”. Il buon Lisandro, ha già rescisso il contratto dopo 38 giorni di militanza. Rescissione unilaterale, perché i dirigenti sauditi contestano al calciatore argentino, di essere stato «assente ingiustificato» agli allenamenti. Gli sceicchi pensavano di farla franca ma il calciatore si è rivolto alla Fifa che non solo gli ha dato ragione ma ha chiesto al l’Al-Ahli di risarcirlo immediatamente per 750mila dollari . Spiccioli per questi signori del petrolio, i quali però hanno altre 20 cause di lavoro intentate da altrettanti tesserati stranieri che pensavano di aver trovato l’eldorado e invece se ne ritornano a casa con una manciata di sabbia. Un autentico “tackle nel deserto”. Ventuno giocatori traditi dalle sirene arabe, e con loro allenatori e i relativi staff tecnici, che reclamano un ammanco di complessivi 16 milioni di dollari. Più o meno lo stipendio annuo del ct dell’Arabia Saudita Roberto Mancini (20 milioni). Il fondo Pif in mano agli sceicchi che governano i club dell’Al-Ittihad, l’Al-Ahli e l’Al Raed, ora devono risarcire quei tesserati sedotti e subito abbandonati, perché non hanno risposto alle loro logiche “schiavistiche” che vogliono lavoratori senza diritti di replica dinanzi alla voce del padrone. Scandaloso. Ma ancora più scandaloso si segnala qui da noi, l’ennesimo caso di razzismo da ultimo stadio. A farne le spese è il portiere, scuola Toro, Lys Gomis, senegalese, classe 1989, nato a Cuneo e cittadino italiano dal 2012. Lys, che difende i pali della compagine valdostana di Montjovet, il Pdhae Calcio, campionato di serie D, è stato bersagliato da insulti razzisti durante la gara contro la Vogherese (finita 2-2). Insulti piovuti dal settore ospiti che hanno mandato Gomis su tutte le furie, e per la reazione scomposta, quanto legittima, si è beccato anche il cartellino rosso. Legittimo anche il suo sfogo sui ferali, ma in questo caso opportuni, social. «Io, padre di una bimba che è frutto di una unione di due culture, quella italiana e quella senegalese, lotterò con tutte le mie forze perché siamo tutti uguali… Non giudico Voghera perché gli imbecilli sono ovunque, ma vedere un signore insultare per il colore della pelle un calciatore è una vergogna!!!». Sottoscriviamo caro Gomis e speriamo che prima o poi la mamma degli imbecilli, razzisti, la smetta di essere incinta. © riproduzione riservata
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