martedì 8 luglio 2003
Cinquant'anni fa l'ambasciatrice Claire Boothe Luce voleva insegnare a Pio XII come fare il Papa. Ieri, prima pagina di "Repubblica" - "Gli angeli di Maritain" -
arriva Umberto Galimberti: lezione di "linguaggio" e "logica". Il Papa, esordisce, domenica ha invitato "i giovani a riscoprire il valore e l'importanza della castità". Ah, sì? Ecco la replica ex cathedra laica: "il linguaggio è una trappola tremenda dove, con una semplice sostituzione di parole all'apparenza equivalenti si vendono valori in nulla giustificati dai fatti e dai comportamenti". E giù botti: su "verginità" che non coincide con "purezza" e "castità" e "astinenza", e citazione di S. Paolo, sbagliata in latino e per di più non sua. Il tutto per dire che è un imbroglio: "il Papa non chiede ai giovani di essere casti e puri"ma solamente di essere vergini e astinenti". Seguono solite conclusioni epocali sulla Chiesa che sbaglia tutto. Che dire? Modestamente qui due cose. Primo: l'Umberto ignora del tutto i tanti testi di Giovanni Paolo II su teologia del corpo, sessualità, matrimonio, trattati a fondo in particolare nelle catechesi del 1983/84. Grave colpa, e predica del tutto fuori bersaglio. "Si informi", direbbe Totò"Secondo: ancora più singolare: stesso giornale, stesso numero, l'intera p. 11 dice che "tutti gli studi sono d'accordo: oggi i giovani riscoprono la verginità", e anche Simona Ventura condivide il senso del richiamo di Giovanni Paolo II. Ma allora "i fatti e i comportamenti" giustificano "i valori" presentati dal Papa. Col filosofo, in due pagine, c'è solo "il senatore leghista Calderoli". Bella compagnia! Ripensi alla Boothe Luce. Un filosofo col botto, ma senza luce"
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