L'agricoltura cresce con i giovani
sabato 25 agosto 2007
Il futuro dell'agricoltura è nei giovani. Attenzione però, non si tratta di una risposta banale, perché essere giovane e fare l'agricoltore è tutt'altro che facile. La burocrazia e le difficoltà dei mercati, così come l'ineluttabile bisogno di risorse finanziarie, ma anche la necessità di avere adeguate conoscenze tecniche, possono davvero diventare ostacoli insormontabili per chiunque. Insomma, l'equazione giovani agricoltori uguale successo, non sempre è valida. Il gioco tuttavia vale l'impegno che occorre metterci per giocare. Nella stagione dei grandi lavori agricoli può quindi essere utile andare a vedere di che cosa sono capaci le nuove leve imprenditoriali agricole.I numeri ' stando ad un recente studio di Coldiretti ' non lasciano dubbi: le imprese agricole italiane condotte da giovani fatturano il 75% in più rispetto alla media nazionale delle aziende agricole. Il segreto del successo sembra essere, spiega l'organizzazione agricola, nella maggiore dinamicità e nella «adeguata» capacità di innovazione che i giovani riescono mediamente ad avere. Una situazione che sembra diffusa ma non in maniera uniforme. In Europa, gli imprenditori agricoli under 35 sono circa un milione mezzo, con una percentuale inferiore al 9% del totale. Dunque nell'Europa allargata meno di un agricoltore su dieci è al di sotto dei 35 anni e l'età media del conduttore di azienda è di 54 anni, nonostante l'allargamento abbia ringiovanito il settore. In Italia, invece, sono quasi centomila gli agricoltori sotto i 35 anni. Questi possiedono aziende con una superficie di oltre il 54% superiore alla media (9,4 ettari rispetto alla media nazionale di 6,1), riescono ad ottenere un fatturato più elevato, occupano il 50% in più di manodopera. La necessità di capitali, tuttavia, si fa sentire proprio nei fondamenti dell'attività agricola. La terra è di proprietà di chi la coltiva solamente nel 54% dei casi rispetto al 74% della media nazionale.Mentre è quasi ovvio che chi è giovane e agricoltore propenda di più per la diversificazione dell'impresa. I giovani, per esempio, hanno una maggiore spinta verso le coltivazioni biologiche. Senza contare il ruolo che possono avere le attività agrituristiche, quelle di valorizzazione ambientale e di servizi alle imprese. Ma, spiega sempre la ricerca della Coldiretti, è soprattutto nella commercializzazione dei prodotti che si hanno i maggiori cambiamenti, con un numero crescente di imprese che trasforma e offre direttamente ai consumatori i prodotti aziendali, ma anche con nuove formule di vendita come la consegna a domicilio o i «farmers market» nelle città.Il gioco, quindi, vale la pena di essere giocato per bene. Certo, occorre avere qualche buona risorsa. Basta pensare che la gran parte degli agricoltori sotto i 35 anni può contare su un titolo di studio superiore (diploma o laurea), conosce almeno una lingua straniera, ha frequentato corsi formativi di aggiornamento in gestione economica di impresa e su aspetti relativi all'impatto ambientale. Detto tutto ciò, basta trovare la terra disponibile.
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