L'agricoltura chiede più chiarezza
sabato 28 luglio 2012
Soldi: troppi da un lato, troppo pochi dall'altro. I destini dell'agricoltura si giocano non solo sulla scarsità di fondi a disposizione, ma anche sulla loro distribuzione squilibrata. Una condizione che riflette, per esempio, la difficile congiuntura - che a sua volta pesa sulle casse della Politica agricola comune (Pac) e nazionale - ma anche le forti sproporzioni ancora presenti lungo la strada che porta i prodotti alimentari dai campi alle tavole.Certo, l'agricoltura cerca di rispondere positivamente ai problemi, ma basta poco per capire quanto lavoro vi sia ancora da fare. Stando a Coldiretti, per esempio, per ogni euro speso in prodotti alimentari, solo 20 centesimi arrivano nelle tasche delle agricoltori: il resto va ad altri. Secondo i coltivatori, alla base di queste sperequazione è lo «strapotere contrattuale degli altri soggetti della filiera, ma anche per la concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell'informazione ai consumatori». Si tratta, a ben vedere, di una battaglia antica, in corso da sempre: le imprese agricole chiedono più informazione, più chiarezza, più trasparenza per potersi giocare meglio il loro futuro. Ragioni più che condivisibili, tenuto anche conto che il cosiddetto "modello agricolo italiano" è davvero vincente nel mondo anche in termini di valore aggiunto per ettaro di terreno (la ricchezza netta prodotta per unità di superficie). Insomma, i nostri agricoltori sono più bravi dei colleghi tedeschi, francesi o spagnoli, solo che non riescono a farselo riconoscere.Poi c'è la partita europea. Sulla futura Pac si sta combattendo un'altra battaglia a suon di analisi e di emendamenti parlamentari. Al di là dei fondi a disposizione, però, è emerso anche dell'altro. Confagricoltura, per esempio, ha puntato il dito sui costi della attuale della futura Pac in termini di burocrazia. Secondo Confagri, «la riforma della politica agricola comune, così come prospettata dalla Commissione Ue, aumenta gli oneri burocratici e i costi di gestione e di controllo a carico delle casse europee». Detto in soldoni, si tratterebbe di quasi 400 euro a beneficiario rispetto ai già alti 300 attuali.Senza contare gli oneri che, in base alle nuove regole, sarebbero sopportati dalle imprese agricole (che in alcuni casi arriverebbero a circa 300 euro ad ettaro).Ovvio che così non può andare. Una posizione fortemente condivisa anche dal presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro, che ha basato la presentazione dei circa 700 emendamenti alla riforma ipotizzata dalla commissione su tre concetti chiave: sburocratizzare, flessibilizzare e semplificare la futura Pac. Si tratta di intenti che potrebbero apparire naturali, specialmente in tempi di crisi come quelli attuali, e soprattutto sono logici e razionali, ma che dovranno fare i conti con gli apparati comunitari. Per questo, tutti gli attori del comparto stanno lavorando per convincere il Parlamento della necessità di insistere in questa direzione.Andrea Zaghi
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