mercoledì 15 giugno 2022
Davide Brullo, poeta che non è mai a corto d'idee, ha consolidato l'attività editoriale della rivista online Pangea collaborando con il gruppo editoriale Magog, ed ecco la collana Aphinar inaugurata da Aforismi. Visioni. Diari di Franz Kafka (pagine 70, euro 10,00). «Franz Kafka va letto tutto (e aprendo il libro a caso)», si afferma nella presentazione non firmata, che si affida alla convinzione dell'immenso Borges secondo il quale «il pieno godimento delle opere di Kafka è anteriore a ogni interpretazione e non dipende da esse». In Kafka bisogna immergersi, insomma. Già questo è un bel modo per invitare alla lettura di un autore le cui opere maggiori, Il Processo, Il Castello, sembrerebbero scoraggiare, anche per la loro mole, il potenziale lettore. Tre sono le parti del piccolo libro: la silloge Egli; alcuni brani dei cosiddetti Frammenti; e una selezione dal diario di Kafka negli ultimi mesi della sua vita. In appendice, un'intervista di Brullo con Benjamin Balint, autore di Kafka's Last Trial (2018) sulla storia dei manoscritti perduti di K. Chi è questo Egli? È Kafka, naturalmente, che parla di sé in terza persona, ma è anche chiunque abbia patito un occasionale o perdurante senso di esclusione: «Egli ricorda un quadro che raffigura il Tamigi, è domenica, estate. Il fiume è interamente occupato dalle barche, barche a perdita d'occhio, in attesa che una chiusa si apra. Giovani allegri e con abiti leggeri, azzurri, sono sdraiati sulle barche: godono il caldo del giorno e il fresco dell'acqua. Scherzi e risate balzano da una barca all'altra. Egli osserva la festa e ha voglia di parteciparvi, ma deve ammettere di essere escluso, non può coinvolgersi. Era diverso dai giovani sulla barca, eppure era vicinissimo a loro. Essi erano uomini come lui, e condividevano con lui qualcosa di umano. Il suo stesso sentimento di esclusione era anche in loro, si aggirava in qualche angolo oscuro». Non c'è già tutto Kafka in queste righe? Un assaggio dei Frammenti: «La vita è un continuo sviamento - e non sappiamo da cosa ci si svia». Com'è noto, Kafka (1893-1924) ordinò all'amico Max Brod, suo esecutore testamentario, di bruciare alla sua morte tutti i suoi manoscritti inediti. Brod, invece, tradì l'amico, pubblicando tutto senza discernimento, come ha scritto l'immortale Kundera ne I testamenti traditi. Max Brod si trasferì a Tel Aviv per sfuggire ai nazisti. Lì conobbe Ilse (Esther) Hoffe, sposata e con figli, che gli fece da segretaria e forse ne divenne amante. Alla morte di Brod, i manoscritti passarono alla Hoffe e da lei alle sue figlie. Nacque una controversia legale tra la National Library of Israel, alla quale Brod voleva destinare gli inediti, e l'archivio letterario di Marbach che già ne aveva acquistati alcuni dalla Hoffe. Di questo si occupa il volume di Balint, intervistato da Brullo. Brod ha tradito le volontà di Kafka; Esther Hoffe ha tradito il marito... tradimenti senza i quali noi non conosceremmo grandi opere di Kafka, compreso Il processo.
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