martedì 9 febbraio 2016
C'è piu' di un buon motivo per vedersi, sabato sera, Juve-Napoli: tanto per cominciare, potrebbe essere - condizionale prudenziale - una partita di calcio. Non una resa dei conti (Juve sconfitta al San Paolo); non una faida campanilistica; non un demenziale conflitto razziale (l'Italia è fatta, facciamo gli italiani?); non una bolgia infernale (piaceva a Conte per innescare l'Intensità); non un passo definitivo verso lo scudetto, perché resteranno tredici giornate, e conteranno soprattutto le ultime. Anche se un lembo di quel tricolore inventato dal Vate D'Annunzio sventolerà nel cielo sovrastante lo Stadium bianconero. Perché – questo pare assodato, salvo sorprese milanesi o romane – Napoli e Juve lo scudetto lo meritano. Eliminiamo subito il dettaglio statistico: il Napoli ha l'attacco più forte - 53 gol fatti - e la seconda difesa - 19 gol incassati; la Juve ha la difesa più forte - 15 gol presi - e il secondo attacco - 45 gol segnati; il che spiega non solo la salute tecnica delle due squadre ma anche la virtù essenziale dell'italica pedata, ovvero la necessità di possedere un impianto difensivo compatto per produrre una prima linea potente. Non è, questo, un pregiudizio tattico dello scrivente difensivista: la Juve di Buffon, Barzagli, Chiellini, Bonucci è ormai leggenda anche azzurra, il Napoli di Higuaín, Insigne e Callejon (finalmente rivedo i miei Tre Tenori ch'erano Hamsik, Cavani e Lavezzi) ha assunto dimensioni epiche quando Sarri ha sconvolto la formazione suicida di Benitez ricostruendo Albiol, Koulibaly e Ghoulam affiancandogli Hysaj e recuperando Reina, portiere/libero alla Jongbloed (che Brera defini' « il tabaccaio di Amsterdam», ma si sa che anche Omero talvolta dormicchiava). In questa sorta d'invito a veder Juve-Napoli - Giove Palla ce la mandi buona, disarmando i teppisti e i cretini - dovrei subito citare gli attori protagonisti, i calciatori, ma preferisco anticipare i Mister, l'uno maestro, Maurizio Sarri da Figline Valdarno, esperto bancario, l'altro abile nocchiero anche in tempeste, Massimiliano Allegri risicatore di Livorno. Si deve a loro, innanzitutto, l'esplosiva bellezza delle due belle squadre degne di partecipare a Miss Europa. Eppoi, avanti con Higuaín e Dybala, tanto diversi nel gioco quanto indispensabili al risultato: “El Pipita” ha piedi/radar, pronti a scovare ogni angolo perforabile della porta, “La Joya” la classe, la velocità e la bellezza di una Ferrari (e cito impropriamente un'auto per evitare confronti impossibili con Sivori e altri miti, sicuro che esisterà un Mito Dybala). E ancora Insigne e Morata, Hamsik e Pogba, Allan e Cuadrado, Jorginho e Marchisio, Mertens e Asamoah, Callejon e Khedira. Confesso, a questo punto, che per la prima volta “vedo” il Napoli...più ricco della Juve, non di denaro ma di talenti, anche perchè nella “fabbrica” di Castelvolturno non c'è uno che si dia malato, mentre la Juve ha subito 41 infortuni. Sarri mago? No. Un signore all'antica che d'estate ha fatto ritiro e preparazione secondo ricette dei nonni, come dire Ottavio Bianchi e Giovanni Trapattoni. Ce n'è abbastanza per godersi la partitissima di sabato? Se avrò sbagliato previsioni (al bello aggiungo un possibile pareggio con gol) cambiate canale: c'è Sanremo. In questo Paese di santi, poeti, navigatori, calciatori e cantanti...
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