giovedì 15 aprile 2010
Ancora sul «coro» pubblicitario per "Agorà", film sulla storia di Ipazia, gran donna del V secolo d. C., affascinante per vita e cultura, massacrata ad Alessandria dai «parabolani», bande di estremisti cristiani, ma amata e venerata anche da tanti cristiani. In pagina nomi illustri (Canfora, Giorello, Eco, Rusconi, Massarenti, Ronchey) raccontano la vicenda, ma con Ipazia vittima di Chiesa e dottrina cristiana come tali. Ottima replica ieri qui di Zaccuri, ma solita musica su altre pagine, per esempio "Europa" (p. 10: «Tutti pazzi per Ipazia"») ove Canfora di suo aggiunge due colpe tutte a carico della Chiesa: «la tragedia dell'incendio della Biblioteca di Alessandria» e il fatto che «Paolo, cofondatore della religione cristiana», scrisse ai Corinzi che «la donna deve restare muta». Che dire? In realtà la colpa dell'incendio fu degli stessi «parabolani», antico esempio di fondamentalismi ancor oggi sanguinanti nel mondo, e non della Chiesa alla quale si deve il salvataggio di tutti i documenti delle culture antiche: tutti! Si può poi mettere sul conto di Paolo il pregiudizio antifemminile imperante da millenni, dai persiani ai greci " cfr la guerra di Troia colpa della coppia donna/mela, e per Aristotele la donna è inferiore, anér peperoménon (maschio mancato) " ai romani e fino ad oggi, illuminismo e marxismo, «laici» compresi? Quanto a Paolo, egli scrive anche (1Cor. 11,5) che «la donna quando prega e profetizza nell'assemblea» è libera dal dominio del maschio. E allora? Passi per la «marchetta» pubblicitaria di un film, ma per fare cultura serve maggior serietà, con rispetto dei fatti.
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