Internet con gli NFT prova a rivoluzionare tutte le arti
venerdì 9 aprile 2021

Prima o poi doveva accadere: anche Internet, cioè il mondo digitale dove tutto sembrava composto solo da dati (e quindi immateriale), ha ora i suoi «oggetti da collezione». E si tratta di una rivoluzione che potrebbe cambiare per sempre anche il mondo delle arti e delle opere editoriali.
Ma andiamo per gradi. E partiamo da una premessa: se siete degli appassionati di tecnologia digitale, sapete già tutto degli NFT. E quindi questo articolo non è per voi. Gli spazi a disposizione e il suo carattere volutamente generalista, lo rendono invece (speriamo) utile ai tanti che non ne hanno mai sentito parlare.
NFT è un acronimo che sta per «non-fungible token». Stavolta anche la traduzione letterale in italiano, «"gettone" non fungibile», ci aiuta poco. Diciamo allora che un NFT è un certificato di proprietà di un oggetto digitale «non fungibile», cioè non replicabile, come un'opera d'arte. Come avviene con i bitcoin e le criptovalute (il cui valore complessivo ha da poco toccato i duemila miliardi di dollari) anche il sistema degli NFT si basa sulla blockchain («una catena di blocchi»). Cioè su un «registro digitale diffuso tra più soggetti e non modificabile, le cui voci sono raggruppate in "blocchi" e la cui integrità è garantita dall'uso della crittografia».
In questi giorni, gli NFT sono diventati di moda. Merito soprattutto del fatto che la casa d'aste Christie's ha battuto un'opera digitale dell'artista Beeple per quasi 70 milioni di dollari. Il tutto, poi, è stato pagato in Ether, cioè con una "moneta digitale" o criptovaluta.
Quello che qui ci interessa non è tanto il sistema tecnologico sul quale si basano gli NFT, quando il loro obiettivo, diciamo così, «culturale». Per Griffin Cock Foster sarà una rivoluzione che cambierà per sempre il mondo delle arti (e non solo quello). Difficile al momento dire se ci troviamo di fronte ad una moda passeggera o se sarà davvero una rivoluzione, ma una cosa è certa: l'avvento degli NFT non passerà senza lasciare una profonda traccia. Non solo perché così Internet trasforma delle linee immateriali di codice in un oggetto da collezione ma anche perché, in questo modo, il possesso delle opere digitali (arte, musica, video, immagini e quant'altro) anche di valore potrà essere condiviso tra più persone e quindi non essere più solo appannaggio dei super ricchi. Oltre al fatto che, grazie agli NFT, anche «tracce digitali», come il primo tweet scritto per prova dal cofondatore di Twitter, possono diventare opere d'arte di enorme valore, vendute all'asta.
La questione è ampia e complessa. E tocca anche il mondo della musica e tutto ciò che ruota attorno al diritto d'autore. Come spiega la Guida pratica agli NFTscaricabile gratuitamente – «la tecnologia blockchain potrebbe portare ad una vera rivoluzione nell'ambito dell'attività di tutela ed amministrazione del diritto d'autore». Non a caso, lo scorso 24 marzo, la SIAE, cioè la Società Italiana degli Autori ed Editori, ha annunciato che abbraccerà la tecnologia NFT. In futuro sarà così possibile verificare in maniera certa e immediata lo sfruttamento di un'opera d'autore (foto e articoli compresi) e remunerare in maniera veloce il suo autore e il suo o i suoi proprietari.
Insomma, se da una parte soprattutto il mercato delle arti potrà presto cambiare in maniera significativa anche quello autorale ed editoriale non potrà rimanere indifferente. Non è un caso, infatti, che editori come Bleacher Report, Quartz, Time e New York Times hanno già creato e messo all'asta i loro NFT. Si tratta di copertine digitali di numeri speciali, articoli storici e persino reportage. Il tutto in digitale e con certificati unici e garantiti. Un modo per tenere l'informazione al passo dei tempi ma anche di (ri)darle valore. Come un'opera d'arte.

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