giovedì 25 giugno 2020
La moltiplicazione apparentemente infinita di zombie nei film e nei videogiochi più recenti non può non essere letta in chiave sintomatica di un particolare tipo di auto-percezione collettiva. Se pensiamo al boom dei super-eroi nei fumetti per ragazzi e poi nei film dei due grandi gruppi editoriali americani Marvel e D.C., ritroviamo in chiave ingenua la figura del superpoliziotto di quartiere (pur se di origini extraterrestri), Superman e poi quelle dell'ingegnoso, tecnologico e parimenti vendicatore del male Batman. Poi sono venuti i più complessi Uomo-Ragno, Fantastici Quattro, Hulk (tutti individui normali trasformati, negli anni della guerra fredda, in mutanti dotati di virtù speciali grazie ad animali o sostanze velenose. Gli zombie sono invece l'esatto contrario dell'eroe. Sono l'inconsapevole parodia di quel "oltre uomo" che Nietzsche prima sognava (in guisa di super-eroe) e poi paventava quale non creatura, ma moltitudine di esseri che già sono stati umani e semplicemente e per sempre lo saranno in simulacro, parassiti della propria razza, incapaci di distinguere tra forme di bene e di male che non siano la sopravvivenza biologica di un corpo che non si sa bene in che modo definire loro. Una pura biologia autofagocitante, decerebrata e assassina per gewonhnheit (nuda abitudine, Hegel) che è meccanica del nulla.
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