
Caro Avvenire, «Oggi la diseguaglianza economica rischia di sgretolare la società. Le élite imparino l’umiltà o il populismo sarà trionfante». Le parole profetiche di Stephen Hawking sono rimaste, ahimè, inascoltate. L’establishment politico e mediatico continua a non comprendere la polarizzazione verso le destre radicali e l’astensionismo. Riprendendo le parole di Hawking, «abbiamo un solo pianeta, e dobbiamo lavorare insieme per proteggerlo, abbattendo le barriere tra le nazioni, non costruendole». Siamo già oltre il punto di non ritorno?
Lorenzo Babini
Caro Babini, grazie per averci ricordato questo accorato appello del grande fisico britannico scomparso nel 2018, noto al grande pubblico sia per la sua capacità di divulgatore sia per la malattia neurodegenerativa che lo costrinse su una carrozzina e a parlare attraverso un sintetizzatore vocale. È un dato di fatto che i consigli dati in pubblico ai capi di governo da celebri personalità, oggi più che mai, non ottengano grandi risultati. Il motivo è che le politiche dei leader o aspiranti tali vengono selezionate proprio per cercare di assecondare gli umori variabili e spesso irrazionali dell’opinione pubblica.
Certo, i presidenti possono ricevere e onorare intellettuali e filantropi, ma poi ascoltano coloro che ritengono capaci di portarli al successo. Non si deve, per esempio, sottovalutare il ruolo di Susie Wiles, responsabile dello staff della Casa Bianca, nelle decisioni strategiche di Donald Trump, oppure quello di Stephen Miller, vicecapo dello staff, sostenitore della linea dura sull’immigrazione, o di Robert Lighthizer, teorico dei dazi indiscriminati fin dalla prima Amministrazione del tycoon. Personaggi che non stanno sotto i riflettori, eppure esercitano una influenza notevole su quello che vediamo accadere in queste settimane. E non dimentichiamo la tendenza generale espressa in modo icastico dal ministro britannico Michael Gove, nel 2016, durante la campagna elettorale per la Brexit: «La gente di questo Paese è stufa degli esperti» (che denunciavano i rischi economici del distacco dalla Ue). E nel novero avrebbe magari inserito anche il suo connazionale Hawking.
Perché allora, venendo alla sua sconsolata constatazione, caro Babini, i pareri degli esperti, anche dei più autorevoli, sono così poco apprezzati? Forse perché ci dicono cose che non vorremmo sentire – proteggere il pianeta ci costa in termini di stili di vita e di comodità – o forse perché pensiamo di essere, nel nostro piccolo, abbastanza esperti pure noi che abbiamo letto e ascoltato qualcosa sul Web o preso in mano un pamphlet di qualche combattivo e rumoroso attivista (magari tutt’altro che competente). O ancora perché nutriamo invidia e antipatia di fronte a riveriti (e – immaginiamo – ricchi) personaggi consultati frequentemente dai media. In ogni caso, siamo in una situazione, concordo con lei, non certo felice.
Il punto di non ritorno non lo conosciamo e possiamo auspicare di essere ancora in tempo a invertire la tendenza. Stiamo vivendo un Anno Giubilare all’insegna della speranza, delle iniziative per la riduzione del debito – e quindi delle disuguaglianze –, della tutela del Creato e della promozione della pace. Non sprechiamolo. Più che di dichiarazioni, abbiamo bisogno di azioni efficaci ed esemplari.
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