martedì 28 novembre 2023
Tra guerre, massacri e ragazze trucidate è bello, utile, corroborante prenderci una pausa con Jannik Sinner e compagni d’azzurro vestiti, vincitori della Coppa Davis dopo 46 anni. Impresa memorabile! Domani torneremo a piangere occupandoci di cose ben più serie. Oggi sguazziamo senza ritegno nella più smaccata retorica da gazzettieri. Il “Corriere” (27/11) precipita in un’orgia di maiuscole. Titolo: «Il fenomeno dai capelli rossi che sta riscrivendo la Storia». Marco Imarisio: «Un Fenomeno capace di creare un Movimento. Abbiamo il Campione, quello che incute timore agli avversari». Campione? Di più, una divinità pagana. Gaia Piccardi: «Sinner ha piantato la nostra piccola leggenda (...) sul mappamondo con il martello che gli ha prestato Thor, il dio del tuono, il solo che colpisce forte come Sinner», che è «la palla di neve divenuta valanga rotolando giù dalle montagne dell’Alto Adige». La “Gazzetta” (27/11), che due mesi fa gli dava del traditore della patria, oggi lo beatifica con ben otto pagine. Perfino Gabriele Romagnoli (“Repubblica”, 27/11) rinuncia consapevolmente alla compostezza: «Sei tre, sei zero. Nella sua maglietta gialla vagante per il campo De Minaur sembrava un uovo strapazzato sospinto ai bordi del padellino, ripreso al centro da un cuoco feroce, armato di spatola e goniometro». L’emozione manda in tilt Andrea Scanzi (“Fatto”, 27/11) che nell’elencare i sei eroi della prima Davis, Cile 1976, al posto di Bertolucci fa scendere in campo un antico centrocampista del Bologna, forse per questioni di rima: «Panatta, Barazzutti, Bulgarelli e Zugarelli». Tony Damascelli (“Giornale”, 27/11) predilige la metafora astronomica: «Sinner è la stella cometa del nostro tennis». Per Leonardo Iannacci – suo il commento migliore, su “Libero” (27/11) – Sinner è «lo sciamano». Si sprecano «miracoli» e «magie»; Jannik diventa «Sinnerman», «Super Sinner» e «Supereroe». Si prende una rivincita sulla “Gazzetta”, pur senza nominarla, Paolo Rossi (“Repubblica”, 26/11): «Non s’è mai visto un tennista nella storia azzurra che abbia affascinato così, e non solo sportivamente (...). È la risposta a chi gli ha detto che non è un vero italiano, che è un traditore della patria». Marco Lombardo (“Giornale”, 26/11) accumula: «Mostruoso. Fenomenale. Campione». È troppo, ed è tutto. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: