In Rete l’antico confessionale si chiama armadio del perdono
mercoledì 14 dicembre 2022
Capita di imbattersi, in Rete, in frasi così ricche di espressività che vorremmo averle formulate noi stessi, e che cerchiamo di memorizzare per poterle a nostra volta utilizzare quando il contesto ce lo suggerirà. Mi è successo ieri trovando, per spiegare cosa sia un confessionale, il binomio «armadio del perdono»: lo scrive Lella Noce Ginocchio ( bit.ly/3YjsEOY ), i cui post su “Vino Nuovo” portano sempre con sé un profumo di fede vissuta. Ma nel suo racconto, che la ritrae a messa in una chiesa con qualche secolo di storia alle spalle, non è lei a inventare l’espressione, bensì una nonna, interrogata dalla nipotina dopo che quest’ultima ha accuratamente esplorato l’antico manufatto in legno intarsiato. Segue un botta e risposta tra le due: «Ma è vuoto, nonna, dov’è il perdono?». «È qui, il perdono, è un dono del Signore», spiega la nonna appoggiandole una mano sulla fronte e l’altra sul petto. L’autrice prende l’occasione per una sua personale riflessione sul sacramento della riconciliazione, e su tale sacramento amministrato in quella sua sede «storica» di cui sempre, rivela, ha diffidato. A me, incantato dall’immagine, rimane la curiosità di sapere se questa brava catechista-nonna (che immagino realmente incontrata a messa e non frutto della fantasia dell’autrice) l’ha inventata di sana pianta o l’ha a sua volta importata da una qualche sua fruttuosa lettura. Dal poco che ho trovato online propendo per la prima ipotesi. La Rete italofona ha una sola altra ricorrenza di «armadio del perdono»: ma siamo su un sito medico-psicologico, in cui indica il luogo simbolico interiore in cui si perdona, e non l’inverso. Delle altre lingue principali, solo la Rete francofona mi mostra un «armoire du perdon», qui invece riferito al confessionale: è nelle pagine di “Au diable l’enfer”, romanzo di tale Éliane Dancet (uno pseudonimo? pare non abbia scritto altro) pubblicato a Parigi nel 1963, come attesta “WorldCat” ( bit.ly/3FQlv1A ). Meglio tornare a Lella Noce Ginocchio, che l’interpreta così: «L’armadio del perdono è uno scrigno di grazia, dove tutto, dallo stare in ginocchio al parlare anche attraverso una grata, ha un senso da ritrovare. E come ogni armadio, anche questo racchiude e mette ordine in qualcosa che vuoi conservare, tenere al riparo, proteggere… che puoi salvare». © riproduzione riservata
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