Scelte belliche, quesiti silenziati. E l’urgente «pareggio»
domenica 11 giugno 2023

I buoni cambi di regime avvengono solo per via civile e chi pensa che viaggino in carro armato prende atroci cantonate. Come Putin, e certi suoi avversari...

Caro Tarquinio,​ se ne parla poco, anzi pochissimo, ma dal 22 aprile scorso si raccolgono firme per tre referendum abrogativi: due contro il dispendioso invio di armi italiane in Ucraina e l’altro a tutela del Servizio sanitario pubblico. Sono referendum che ci riguardano tutti, perché auspicano più investimenti per la nostra salute e meno per gli strumenti di morte e di guerra, quegli stessi strumenti il cui finanziamento il Parlamento Europeo appena una settimana fa ha approvato a grande maggioranza, e con altrettanto grande disprezzo dell’opinione pubblica di molti Paesi. Li sostiene un ampio fronte di personalità di ogni percorso di vita e di credo politico: da Massimo Cacciari a Giorgio Agamben, da padre Alex Zanotelli a Ugo Mattei, da Franco Cardini a Moni Ovadia. E tanti, tantissimi altri, in rappresentanza della vasta preoccupazione nel nostro Paese, testimoniata da tutti i recenti sondaggi. Si intende così aprire una discussione democratica e chiamare il Parlamento italiano – ma anche quello europeo – a rivedere le proprie decisioni. Chi vuole sottoscrivere i quesiti può farlo andando sul sito del comitato promotore – clicca qui: https://generazionifuture.org/ – dove troverà una mappa aggiornata dei banchetti disponibili in tutta Italia, e dove è possibile firmare online con Spid, con firma digitale, o con l’aiuto di un operatore.
Giuseppe Mastruzzo

Gentile Marco Tarquinio,
desidero condividere con lei l'orrore che provo per la propaganda di guerra che ci raggiunge ogni giorno. attraverso mass media che sostengono un’escalation nel conflitto russo-ucraino che ci avvicina sempre più alla guerra e anche al rischio dello scontro nucleare. Per questo dalla sera del 2 giugno scorso, festa della nostra Repubblica, ho intrapreso uno sciopero della fame che ancora proseguo. Chiedo che si rompa la congiura del silenzio sui referendum per la pace. Chiedo al sistema mediatico italiano e a noi tutti, ognuno per la propria parte, di informare i cittadini sui referendum per fermare l'invio di armi che alimentino ulteriormente la guerra. Chiedo di farlo nel rispetto della nostra Costituzione, che ripudia la guerra e che pone anche lo strumento referendario a difesa dei cittadini dalle follie del potere. Chiedo, attraverso questa fame di verità, di far sapere al popolo che dalla guerra si può uscire, che la pace si può fare, e che ognuno di noi può contribuire con una firma.
Davide Tutino

Signor Tarquinio,
forse dopo il discorso dell’ex premier Mario Draghi al Mit di Boston, lei la smetterà di battere la “grancassa” del “no armi all’Ucraina”. «Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l'Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è. Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza, un pilastro della nostra politica estera, non è poi così incrollabile», ha detto Draghi. Quale pace ne verrebbe? L’egemonia di Putin? Lei, Tarquinio, con la sua “visione dell’oltre”, manca clamorosamente di vedere il mortale pericolo dell’oggi. Acquisiti i territori ucraini, Putin alzerà sempre più le sue pretese e l'instabilità in Europa diventerà permanete. La storia non si ripete, ma il passato non ci ha forse mostrato qualche cosa di analogo? Si comincia invadendo con l'argomento delle minoranze, poi arriva il disastro, e allora cosa succederà ai più deboli? Con il cuore gonfio di dolore per l’inaccettabile perdita di vite umane e lo sperpero di risorse economiche, non abbiamo altra scelta che quella di fare “barriera” al delirio di Putin e del suo “cerchio magico”.
Renato Signorini


Tornano a farsi sentire lettori che cercano il dialogo sulla capitale questione del ripudio o dell’accettazione della guerra, della sua logica e della sua pratica. E che lo fanno a partire dalla tragedia d’Ucraina, conflitto di tipo primonovecentesco che continua a straziare in questo terzo decennio del XXI secolo il cuore orientale d’Europa e che ha un colpevole principale, il presidente russo Putin, e diversi correi. Molti congiurano a far più grave questo scontro armato. E la congiura prevede pure supponenti silenzi sui referendum anti-armi e pro-salute, che i professori Mastruzzo e Tutino ricordano, spiegano e brevemente e caldeggiano nelle loro lettere. Avviene snobbando o sminuendo la coraggiosa resistenza pacifista russa, il cui vessillo è oggi tenuto alto da Gregory Javlinskij, leader del partito Jabloko. Ma se la armi sono l’unico modo per battersi, è “logico” dare più spazio agli attacchi di gruppi armati neonazisti russi che alle iniziative dei liberal nonviolenti anti-Putin... Ma la congiura avviene anche con le continue e assordanti propagande pro-escalation, straparlando e inseguendo una vittoria schiaccia-ucraini (a Mosca) e scaccia-Putin e spacca-Russia (a Kiev, e un po’ si può capire, e in mezzo Occidente). Ripeto, perciò, ancora una volta ciò che constato, dico e scrivo da molti anni: tutta la storia che abbiamo vergato col sangue dal 1945 in poi dimostra che le vittorie belliche non esistono più, esistono solo le sconfitte dei popoli che subiscono le guerre e l’incancrenirsi delle guerre stesse che, lo dico con rispetto ma con decisione al signor Signorini, continuano a produrre disastri sulla pelle dei «più deboli» anche quando vengono dichiarate finite. Corea, Vietnam, Congo, Sudan, Corno d’Africa, Israele e Palestina, Libano, Afghanistan, Iraq, Siria, Caucaso, Balcani, Africa Subsahariana, Libia... L’elenco dei popoli e dei territori piagati dal bellicismo è lungo e potrebbe esserlo assai di più, proprio come l’elenco delle ferite mai richiuse: stragi, distruzioni, stupri, persecuzioni per motivi religiosi, politici, etnico-linguistici, miseria, sradicamenti e diaspore, calcoli e azzardi cinici di governi e di speculatori... Al lettore che mi rimprovera, vorrei far notare che documentare, condividere e denunciare tutto questo non è solo «vedere l’oltre» di ciò che sta accadendo anche in Ucraina, ma è vedere per davvero il «qui e ora» della guerra. Una guerra che stanno perdendo disastrosamente tutti coloro che la conducono e la subiscono: l’umanità investita da questa «folle» e «sacrilega» (papa Francesco) tempesta assassina i russi mandati a invadere da Putin e gli ucraini, schierati da Zelensky a resistere in armi e di armi riempiti dall’America e dall’Europa che anche noi siamo. Siamo a quasi sedici mesi di nuovi massacri di persone, città e ambiente e il cerchio di morte e di sofferenza si allarga e travolge confini definiti intoccabili e trasformati in tragiche linee di battaglia. Tutto ciò dovrebbe aiutarci a capire. a Bruxelles, a Mosca, a Kiev e altrove. Eppure continua a pesare il partito della “guerra dei mondi”.

Anche un uomo pacato come Mario Draghi, al pari di altri esperti e potenti, invoca ora la vittoria militare totale della “parte giusta” ucraina. E l’Europarlamento stabilisce addirittura che produrre armi e munizioni è attività necessaria nella ripresa post-Covid e per il futuro della Next Generation Eu, la «prossima generazione» della Ue. Confermo di essere in fermo e dolente disaccordo con entrambi. Sono sostanzialmente d’accordo, invece, con Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, che tra l’aggressiva Russia e l’Ucraina (oggi sostenuta, ma ieri non aiutata a dovere quando la politica poteva ancora evitare la guerra) vede profilarsi, e come male minore un po’ spera, quel «pareggio confuso» che Draghi giudica invece una sconfitta. Credo anch’io che sarebbe bene se venisse sancito presto un «pareggio », anche se inizialmente un po’ «confuso» dal punto di vista dei torti (dell’aggressore) e delle ragioni (dell’aggredito), perché questo significherebbe il cessate-il-fuoco e lo stop alla corsa sempre più forsennata verso la “sconfitta al quadrato” che si sta realizzando e che, in aggiunta agli orrori che continuano a indignarci, minaccia di precipitare il mondo in incubi già visti (disgregazioni di Stati) o che non vogliamo né vedere né pensare (uso di armi di distruzione di massa). I buoni cambi di regime avvengono solo per via civile e chi pensa che viaggino in carro armato prende atroci cantonate. Proprio come Putin e certi suoi avversari...

Ogni vittima di più, perciò, è intollerabilmente di troppo. E bisogna stare accanto a chi vuol tagliare gli artigli a quanti, nelle cerchie del potere moscovita, spingono per un’ancora più feroce «guerra d’attrito» russa e a chi s’entusiasma per la controffensiva ucraina (altre decine di migliaia di morti) e prevede e quasi reclama gli “scarponi a terra” dei soldati di un «volenteroso» (ricordate l’Iraq?) gruppo di Paesi Nato. L’Europa e l’Italia si sveglino! E lavorino finalmente per contribuire ad allargare il sentiero di pace aperto dalla missione voluta dal Papa e affidata al cardinale Zuppi. Missione che continua e che, se Dio vuole e se coscienza e ragione dei potenti (e dei prepotenti) torneranno a farsi sentire, riuscirà a dare frutto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI