giovedì 8 gennaio 2009
«Quando parla dell'Italia, la Chiesa si esprime come un leader africano, Mugabe, che ha detto recentemente del suo paese "lo Zimbabwe mi appartiene", perché non rinuncia a pretendere l'osservanza del suo magistero dalla intera società italiana». Così Sergio Romano sul "Corsera" (24/12). Disinformazione? Difficile nel suo caso. Infatti in Italia le leggi le fa il Parlamento eletto dai cittadini tutti, e la Chiesa " che Romano pare identificare solo con Papa e vescovi " manifesta il suo pensiero su ciò che tocca anche la sua dottrina morale. C'è in Italia una legge "pretesa" dalla Chiesa e non voluta dal libero Parlamento democratico? Che Chiesa, e che Italia ha in testa, il "liberale" Romano? O nel suo profondo c'è la "pretesa" del "silenzio" come unica voce della Chiesa, gerarchia e popolo di credenti? Già provato altrove. E proprio Romano, ambasciatore in Urss, lo ha visto a lungo in loco. Addirittura da lettino, Paolo Flores su "Micromega", con riassunto l'altro ieri ("L'Unità", p. 37) dove ha scritto che in Italia per le leggi la scelta è «tra la volontà di Eluana e la volontà di Dio». No. La scelta è tra la volontà di cittadini che liberamente pensano di accordarsi con la volontà di Dio, e la volontà di altri cittadini che liberamente vogliono una legge diversa, in contrasto con la volontà dei primi anche solo perché questa si accorda con la ritenuta volontà di Dio. A dar retta a Flores, ne seguirebbe che dei cittadini, solo perché credono che esista anche una volontà di Dio, non hanno diritto di voto e sono fuori gioco. Perfetto! Un capolavoro da psicanalisi del profondo.
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