Il «lato nascosto» di Weber e Kiel in due profonde Missae riscoperte
domenica 13 novembre 2011
È sempre molto interessante accostarsi al repertorio sacro di artisti che i manuali della storia della musica tendono a trascurare o perlopiù a ricordare per i successi ottenuti sulla ribalta offerta da altri generi compositivi; è un po' come scoprire il "lato nascosto" della loro produzione, quello che a volte è frutto di compiti di mera routine, ma che altre appare invece come l'ambito privilegiato in cui si può individuare la vena più autentica della loro creatività. In questa prospettiva, il disco realizzato dalle compagini corali e orchestrali della WDR Rundfunk di Colonia sotto la direzione di Helmut Froschauer affianca una coppia di lavori liturgici di due maestri tedeschi attivi nel XIX secolo (cd pubblicato da Crystal e distribuito da Codaex).
Da un lato Carl Maria von Weber (1786-1826), autore di un'opera teatrale di grande fortuna come Il franco cacciatore e di alcuni gioielli strumentali come le pagine per pianoforte e orchestra o i due Concerti per clarinetto; la sua Missa Sancta n. 2 op. 76 risale al 1818 e venne eseguita l'anno successivo in occasione della celebrazione delle nozze d'oro del Re di Sassonia Federico Augusto I (da qui il sottotitolo di Jubelmesse). Partitura particolarmente cara al compositore – la cui ispirazione, per sua stessa ammissione, proveniva «dal profondo del cuore» – si articola in un'ampia varietà di nuance espressive, come dimostrano le curve pericolose affidate alla parte del soprano (originariamente concepita sulle doti vocali di una superstar del belcanto dell'epoca), ma soprattutto il continuo cambio di registri e sfumature sonore che caratterizza per esempio i diversi episodi principali del Credo, dove l'afflato poetico dello splendido "Et incarnatus" si trasfigura nel piglio drammatico del "Crucifixus" per poi sublimarsi nel clima eroico dell'"Et resurrexit".
La vera sorpresa del disco è però rappresentata dalla monumentale Missa Solemnis op. 40 scritta nel 1865 da Friedrich Kiel (1821-1885), autore dal profilo artistico e biografico sicuramente più defilato rispetto a Weber, ma che in questo lavoro dimostra un notevole spessore artistico e spirituale, eredità di una nobile tradizione in cui riecheggiano gli insegnamenti di Bach e Mendelssohn, Mozart e Beethoven.
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