venerdì 2 giugno 2006
Lettera aperta n.1 al ministro delle Politiche agricole e alimentari Paolo De Castro. L"argomento sono i trucioli nel vino, addirittura la polvere di legno (si chiama segatura) che l"Unione Europea vorrebbe autorizzare per i nostri vini da tavola (questa è la scelta "all"italiana" che si prospetta). Ora, se nella lettera aperta 2 del professor Calabrese forse ci saranno elementi più convincenti per combattere questa battaglia, nella mia prendo lo spunto per dire che il vino che sa di legno è il figlio legittimo dell"omologazione dei gusti. La crisi del settore, finalmente, ci aveva fatto pensare che qualche cantina, per motivi di risparmio, smettesse di acquistare tante barrique, per tornare a dimostrare che il vino buono è quello che nasce in vigna e poi in cantina. Basta accompagnare la natura. Non sto dicendo una romantica teoria, è quanto faceva fino a ieri Edoardo Valentini, salutato da tutti come uno dei padri del grande vino italiano. Salutato anche da chi ha sposato in fretta i gusti internazionali e ha soffiato perché la produzione italiana si allineasse agli stereotipi del mondo. Caro ministro, l"Italia è assediata, perché la forza della sua straordinaria ricchezza di vitigni autoctoni è un"arma di penetrazione dei mercati che può realmente recuperare valore aggiunto. Non altresì, facendo i vini che si fanno in tutto il mondo. Ma c"è un altro aspetto che va ribadito: il vino che sa di vaniglia, legno e che avrebbe un patina di internazionalità, è una scemenza organolettica. Per troppo tempo le commissioni di assaggio delle Camere di Commercio hanno fatto passare vini che, anziché rispecchiare la tipicità erano solo difettosi, proprio perché sapevano di legno. Con i trucioli acceleriamo solo questo processo insulso. Ora, visto che nessuna voce si è levata a difesa dei trucioli, probabilmente perché certi signori degli interessi preferiscono il confronto con i funzionari di qualche ministero anzichè quello con la gente, gli dica di venire allo scoperto. Magari accettando da subito di mettere in etichetta: «Questo vino è prodotto con le chips». Sarebbe una lezione di lealtà, e nessuno penserebbe che le regole si ottengono solo con la forza dei poteri (a questo punto occulti).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: