Il trucco nascosto nelle app di bellezza
venerdì 16 settembre 2022
Nel mondo digitale è facile apparire più belli. Basta, per esempio, scaricare un'app come YouCam Makeup per rimodellare con un tocco il proprio corpo, eliminare i brufoli, le rughe sul viso e le borse sotto gli occhi. Per non parlare del fatto che si possono far sparire i chili in più o sbiancare i denti. Per alcuni è poco più di un gioco, per altri una civetteria, per altri ancora un bel modo per coccolarsi o per esorcizzare le proprie imperfezioni. Offrire ai consumatori strumenti che consentano loro di testare virtualmente su se stessi trucchi, accessori e abiti è un business in forte crescita. Grazie al lockdown, poi, tutti servizi del genere hanno registrato un enorme successo. Nel 2021 il settore valeva già oltre 40 miliardi di dollari (circa il 17% del mercato cosmetico globale) e si prevede che entro il 2030 raggiungerà i 143 miliardi di dollari. Una delle società più importanti che offrono questi servizi si chiama Perfect Corp, ha sede a Taiwan e tra i suoi investitori ha colossi come Chanel, Goldman Sachs e Alibaba Group. Oggi, le app di Perfect Corp sono state scaricate oltre 1 miliardo di volte e ben 420 marchi di aziende le usano. In particolare, la sua app YouCam Beauty, nel solo primo semestre del 2022, ha registrato 1,3 miliardi di sessioni. Giocare con i trucchi o con l'abbigliamento può essere divertente e anche molto utile per fare poi gli acquisti giusti. Ma c'è anche un lato preoccupante del mondo delle app di beauty. Ogni volta che un cliente (più donne che uomini) le usa per ritoccare un proprio selfie o per provare un trucco, un accessorio o un capo di abbigliamento, accetta di farsi analizzare da una società che non si limita a promettergli in cambio il prodotto perfetto ma raccoglie e analizza anche i dati biometrici degli utenti. Attraverso la reazione delle persone e le micro espressioni facciali di chi le usa si possono infatti ottenere informazioni molto dettagliate non solo su ciò che i clienti amano, ma anche studiare le loro emozioni e il loro carattere. Già oggi questo è un business che vale 33 miliardi di dollari ma che solleva importanti problemi di privacy. Tu ti fai un selfie e l'algoritmo decide in base alla distanza tra il tuo naso e la bocca, la forma dei tuoi zigomi, il taglio degli occhi e altri attributi facciali non solo il taglio di capelli, l'accessorio o il trucco giusto per te ma anche se sei una persona entusiasta o pessimista, orientata all'azione o pigra, sociale o asociale, quanto sei nevrotica e quanto coscienziosa.
«I dati biometrici sono una minaccia per la privacy perché sono unici e possono essere raccolti senza il nostro permesso», ha affermato Adam Schwartz, avvocato della Electronic Frontier Foundation a The Information. «Accanto a molti usi innocui di queste app, ce ne sono anche molti spaventosi». Già nel 2019, l'AI Now Institute ha chiesto «il divieto di tutte le tecnologie di riconoscimento delle emozioni». E lo scorso giugno, Microsoft ha rimosso dopo molte polemiche l'intelligenza artificiale per il riconoscimento delle emozioni dalla sua piattaforma Azure Face. In America sono in molti a spingere perché venga esteso a tutti gli Stati l'Illinois Biometric Information Privacy Act del 2008. Quello che richiede alle società che utilizzano i dati biometrici dei residenti di fornire loro informazioni sulla raccolta e di ottenere il loro consenso scritto per poterli usare.
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