martedì 8 febbraio 2022
Chi se lo ricorda un consenso tanto unanime, un “bell'applauso” tanto scrosciante, un trionfo senza indugi? Il Festival di Sanremo edizione 2022, oltre ai record di ascolti, può registrare il record di like sui quotidiani, con il “Corriere” che tra domenica e lunedì, affinché non sussistano dubbi, replica il titolo: «Così il Festival ha unito le generazioni» (6/2) e «La nuova Italia che unisce le generazioni» (7/2) dove, per l'implacabile proprietà transitiva, il vetusto Festival è la nuova Italia. Più di così? Non che “Repubblica” (6/2) sia da meno: «Il Sanremo della gioia ritrovata». Ed è subito tempo di analisi. Scrive Simonetta Sciandivasci, incoronando Amadeus (“Stampa”, 6/2): «Fa fare al festival la sola cosa che il festival di Sanremo è appropriato, persino giusto (bello?) che faccia: una fotografia del Paese (...). Fa cantare ed esibire vecchi, giovani, giovanili, giovanissimi, zombi, patetici: raccoglie il Paese, più o meno com'è davvero. Sembra poco invece è tantissimo». Ricordiamoci che cos'era il festival: «Un posto escludente, una cena di Natale alla quale ci si presentava ripuliti, falsi e cortesi, o non ci si presentava affatto». E allora vai con i superlativi: sempre sulla “Stampa” (6/2), Blanco-Mahmood diventano «i giovani favolosi», con sofisticato richiamo al titolo del film su Giacomo Leopardi, perbacco. Insiste il “Corriere” (6/2): «È stata la festa della musica, ma anche il racconto del Paese». E Aldo Cazzullo (“Corriere”, 7/2) spiega come il segreto di Amadeus sia saper applicare «la formula vincente dello spettacolo di ogni tempo: dare allo spettatore la sensazione che la storia sia la sua storia, e che la tv stia parlando di lui». Unica voce lievemente fuori dal coro quella di Paolo Giordano sul “Giornale” (6/2): «Una serata interminabile con proclamazione del vincitore poco prima dell'apertura dei fornai». Ecco: l'elefantiasi, antico morbo baudiano, non è un pregio. E certi orari non sono per tutti gli italiani.
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