domenica 11 dicembre 2011
Poiché «la riproduzione assistita ci rende liberi di scegliere, non ha senso invocare la natura », anzi «se c'è qualcuno che si attribuisce quel diritto esclusivo di definire che cosa sia la natura e anche, di conseguenza, il diritto di parlare in nome della natura, siamo certamente di fronte a un dato di tipo autoritario e pericoloso». Così e con il suo tono saccente, su Liberazione, il prof. Stefano Rodotà straccia: 1) la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti (1776): "Le seguenti verità sono di per sé evidenti: tutti gli uomini sono stati creati uguali; essi sono stati dotati dal loro creatore di taluni diritti inalienabili; fra questi sono: la vita, la libertà e la ricerca della felicità"; 2) la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (Francia, 1789): "Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti..."; 3) infine la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (Onu, 1948): "Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti... È indispensabile che i diritti dell'Uomo siano protetti da norme giuridiche...". Senonché, dice Rodotà, «il diritto naturale [è una] formula largamente ambigua»: affermazione abbastanza grave, tanto più se la si confronta con quella successiva secondo cui esistono «valori morali», i quali, però, non si sa da chi o da che cosa promanino (l'unico che lui cita è l'omosessualità). Su che basi Rodotà si batte per l'abolizione della pena di morte se la vita non è un diritto naturale? Negare il fondamento naturale della libertà e della dignità dell'uomo equivale a sottomettere l'uomo a qualsiasi potere, giustificare la Shoah di Hitler e i Gulag di Stalin. Eppure dovrebbe essere anche per lui evidente che demolire il fondamento naturale dei diritti dell'uomo per attribuirli a ciò che egli indica come «biografia» (la mutevole storia di ciascuno e di tutti), significa avviare la società verso un futuro – già presente – in cui tutto sarà lecito. Anzi lo è già in quella che, per i laicisti, è piena legalità: l'aborto, la fecondazione artificiale, l'eutanasia e altro. «Noi siamo biologia, ma soprattutto biografia», afferma Rodotà, volendo dire storia della persona e del genere umano. Forse parla dei "laici" come lui. Invece l'uomo – perfino Rodotà – è molto di più: una creatura che già partecipa del soprannaturale. Per cui l'espressione «testamento biologico», tradotta in italiano dall'antilingua, diventa soltanto una "bio-grafia".

DIRITTI UMANI
Su Repubblica (venerdì 2) Gustavo Zagrebelski, già presidente della Corte Costituzionale, nega l'esistenza di diritti delle generazioni future verso quelle attuali, perché non esistono. «È invece la categoria del dovere che ci può aiutare»: le generazioni attuali «hanno doveri nei confronti di quelle: esattamente la condizione della madre nei confronti del bambino ancora in grembo». Errore: il bimbo non è futuro, ma contemporaneo alla madre e da questa ripete chiari diritti. La Convenzione Internazionale sui Diritti dei Bambini (Onu, 1958), che discende direttamente da quella dell'uomo, parte dalla considerazione che "il bambino per le sue necessità di sviluppo fisico e mentale, ha bisogno di particolare cura e assistenza, nonché di adeguata protezione legale prima e dopo la nascita". È un essere umano con tutto il relativo bagaglio di diritti precostituiti, che la madre ha il dovere – questo sì – di gestire.
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