sabato 10 dicembre 2011
Il costo del denaro, sovrattasse, credito malato, aumento della benzina, le buste paga più povere. I titoli dei giornali di tutta Europa ci rendono amaro il mattino e non sappiamo chi curerà questo grande malato che è il nostro tempo. Un malato che non ha confini precisi e che risente delle correnti fredde dei propri vicini, degli errori e delle debolezze anche di chi ci è più lontano. Inutile cercare di capire quando è incominciata la discesa da un tipo di vita che ci eravamo immaginati non avesse bisogno anche di attenzione a evitare il superfluo e troppo spesso dedicata a spese allegre, che si sono rivelate essere al di sopra delle nostre possibilità. Oggi è duro ritornare a un modo di vivere che pensavamo superato per sempre. Ho un piccolo anello d'oro con un trifoglio di antichi diamanti che mia nonna aveva regalato a mia madre per i suoi diciotto anni e che io ho ricevuto alla stessa età. Un anellino senza grande valore che ha però superato almeno due secoli, quattro generazioni, un grande pezzo della nostra storia. Esso mi potrebbe raccontare di tanti altri periodi di difficoltà economiche succeduti alle guerre e poi alle carestie dovute alla povertà delle messi di una o più stagioni quando la ricchezza era data solo dalla terra. I nostri bisnonni furono costretti a emigrare non per trovare ricchezza, ma per vivere. Pochi tornarono. Chi rimase nei paesi e nella campagna trovò in se stesso il coraggio di andare avanti, senza pensione, senza credito, fidando solo sulla propria volontà e coraggio. Generazioni che affrontarono sacrifici che oggi non sapremmo nemmeno immaginare. Certo, la nostra vita, almeno per alcuni anni, cambierà, ma ci farà di nuovo scoprire la meraviglia delle piccole cose, le attenzioni di chi ci ama, il piacere di aver fatto un giorno il risparmio di una spesa non necessaria. Ci aiuterà a capire meglio il valore di un impegno faticoso, l'importanza di una rinuncia, l'offerta gratuita di un aiuto. Forse avevamo bisogno di questa severità che chiamiamo tecnica, non sapendo quale altro aggettivo dare a un governo che dovrà rinunciare ai sorrisi e che assieme a noi verserà qualche lacrima. La gioventù del duemila aspetta da noi che la aiutiamo ad affrontare un futuro che non promette regali, ma che avrà bisogno di contare su una seria preparazione di studi, su una determinata volontà di crearsi una strada personale dove la parola sacrificio ne farà parte almeno nel primo tempo. Dipenderà da noi dell'età matura lasciare alla fantasia e alla intraprendenza di una gioventù che guarda alla vita come qualcosa di nuovo e incorrotto, una strada aperta alla fiducia e alla voglia di vincere. Vedo l'albero davanti alla mia finestra che lascia andare
le foglie d'autunno
al passare del vento senza
piegare i suoi rami: forse una sapienza antica gli ha insegnato, più che a noi, che fra
poco tempo le riavrà nuove.
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