sabato 3 dicembre 2011
Adesso sono appese alla parete del mio studio, ma il posto non è sufficiente, tante sono le targhe che le varie associazioni culturali, le università, i comuni, mi hanno regalato questi ultimi dodici anni del mio lavoro. In realtà non essendo retribuito, non può avere il nome di lavoro, ma forse di pellegrinaggio attraverso l'Italia e anche alcuni paesi d'Europa per portare la voce di De Gasperi a ricordare quale è stato il nostro passato e quanto di esso sia ancora valido per il presente e per il futuro. In aereo, in treno, in macchina in compagnia della mia valigetta e da qualche tempo anche del mio bastone, ho incontrato tanta gente di buona volontà. Siano stati politici o semplici cittadini, gente di cultura o di modesta posizione sociale, ho sempre riscontrato affetto, gentile accoglienza e, soprattutto tra i giovani voglia di capire, bisogno di essere ascoltati, di fare domande. Monopoli, Lecce, Arezzo, Pordenone, Berlino, Pistoia, Napoli, Madrid, Salerno, Reggio Emilia, Timisoara, Terracina, Palermo, Basilea, Torino, Bruxelles, Campobasso... e così per anni senza contare la fatica o i disagi e tutto per amore, solo per amore di un padre scomparso da tanti anni, sempre troppo presto non solo per me, ma per tutti, poiché per lui eravamo tutti suoi figli. Bologna, Vicenza, Riva, Valle di Gresta, Cassino, Matera, Vienna. Con la neve nelle alte valli del Trentino, con il sole d'agosto in Romagna. Non so cosa di questo mio pellegrinare resterà. Forse qualche goccia come di pioggia d'estate a chi avrà avuto voglia di accoglierla. Ma non bisogna mai fare il conto dei numeri di chi ti ascolta, ma seminare quello che si ha perché è giusto condividere ciò che si è avuto la fortuna di ascoltare e di vedere, come spezzare il pane con chi ne ha avuto poco. E poi ancora Sciacca, Lecco, Castiglioncello, Avellino, Rovigo, Bari, Terzolas, Firenze, Calavino, Assisi, Bassano, Brescia, Genova. Le targhe di elegante fattura accanto a quelle più modeste non sono motivo di una mia vanità perché sono cosciente di raccontare la storia di un altro e soprattutto di lavorare non per una sua memoria, ma perché ciò che ci ha lasciato sia ancora raccolto e usato. Perché sia chiaro che è possibile per un cristiano scegliere la politica come servizio. De Gasperi aveva paura degli adulatori e ci ricordava che bisogna fare uno sforzo per superare una certa mitologia politica: «Non ci sono uomini straordinari – aveva detto al Congresso della DC del 1945 –, bisogna presentarsi dinanzi agli avvenimenti interni ed esteri con l'umiltà di riconoscere che essi superano la nostra misura. Per risolvere i problemi vi sono vari metodi: quello della forza, quello dell'intrigo, quello dell'onestà. Sono un uomo che ha l'ambizione di essere onesto».
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