Il rigore dell’eremita, l’amore del padre
mercoledì 28 febbraio 2024
Fermezza e misericordia, determinazione e amore, rigore e tenerezza: nel Vangelo c’è spazio per tutte queste dimensioni dell’esperienza umana. Ce lo ricorda l’antica storia di un pionere del monachesimo occidentale, san Romano di Condat, che la tradizione ricorda come un uomo alla ricerca dell’austerità, ma dal cuore grande, capace di essere un padre amorevole per i confratelli in difficoltà, provati dalla rigidità della vita ritirata. Era nato nel 390 e all’inizio del V secolo era monaco ad Ainay, presso Lione. Mettendosi alla ricerca di uno stato di vita ancora più radicale decise di isolarsi sui monti del Giura (nota catena montuosa a nord delle Alpi), dove lo raggiunsero il fratello Lupicino e la sorella: insieme fondarono tre monasteri a Condat, a Leuconne e a La Beaume. Lupicino si mostrava rigido con i confratelli, mentre Romano si mostrava molto più comprensivo con chi faceva fatica a reggere l’austerità del romitaggio ed era tentato di abbandonare quella scelta. Durante un pellegrinaggio alla tomba di san Maurizio a Ginevra compiuto assieme a un confratello, trovò riparo presso una capanna dove vivevano due lebbrosi: Romano non esitò ad abbracciarli e la mattina seguente essi si svegliarono guariti. Il monaco di Condat morì nel 463. Altri santi. Sante Marana e Cira, vergini (V sec.); beato Daniele Alessio Brottier, sacerdote (1876-1936). Letture. Romano. Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28. Ambrosiano. Gen 14,11-20a; Sal 118 (119),41-48; Pr 6,16-19; Mt 5,38-48. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata
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