venerdì 9 gennaio 2015
Aldo Bongiovanni, 33 anni, è un ragazzo mingherlino, timido, che vive in località Pogliola, nel comune di Mondovì. Quando lo conobbi, una quindicina di anni fa, aveva appena compiuto 18 anni e si era fatto regalare dai suoi genitori delle macine di pietra dei Pirenei. Un regalo strano per un ragazzo, che in realtà era il suo sogno: avrebbe voluto tornare a far rivivere il mulino di famiglia. E così fece: Molino Bongiovanni, farine speciali.Il fatto è che Aldo, che ha appena la terza media, in poco tempo è diventato un punto di riferimento, un fenomeno, tanto che oggi le sue farine (c'è anche quella di farro di spelta che Sant'Hildergarda Von Bingen citava spesso nei suoi scritti), sono richieste via internet in tutto il mondo. Sono tornato a trovarlo nell'estate del 2013, insieme con Mario Calabresi, che oggi ha descritto la storia di questo ragazzo, nel suo libro “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa” (Mondadori), uscito da pochi giorni. Sono storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi, che sono partiti dal sogno, alimentato dentro a una famiglia. Giovani che hanno visto oltre l'ostacolo, perché la crisi è cambiamento, strada per rimettersi in discussione, e per rinvigorire un genio, che è quello italiano, seme custodito dentro a una storia unica nel mondo. Ha la terza media, Aldo, ma scrive libri, naviga su internet ed intercetta dei bisogni, ai quali risponde vendendo ciò serve. Io e Mario Calabresi abbiamo visto coi nostri occhi, almeno 50 ordini quel giorno, che i suoi collaboratori stavano evadendo facendo delle scatole pronte per partire. E tutto questo mentre si sprecano gli studi e le strategie per incentivare l'e-commerce.Anche Guido Nicola, conosciuto come il maestro di Aramengo, che ci ha lasciati pochi giorni fa, a 93 anni, aveva studiato poco. Ma è diventato il genio del restauro delle opere d'arte più importanti del mondo. E quando, davanti a un bicchiere di Freisa (perché in quelli che sono i paesi di don Bosco e, poco più in là, di papa Bergoglio, si beve Freisa), gli chiesi da quale università venivano i suoi collaboratori lui mi disse: “Non prendo quasi mai laureati, prendo possibili talenti”. E se penso al suo atelier fantastico, che mi fece visitare varie volte, mi vien da ripetere con Mario Calabresi che davvero non c'è da temere, perché la vita è meravigliosa. Ed è la meraviglia dell'umano, che fa grandi cose, a immagine di chi le ha fatte di ancora più grandi. Come gli zii di Calabresi, che gli hanno ispirato il bel titolo di questo libro da leggere tutto d'un fiato. È la frase che dissero agli amici, dopo aver costruito, coi loro regali di nozze, nel 1970, un ospedale a Matany, in Uganda.Ecco dove sta il quid italiano, ossia quel “principio di restituzione” di una vita che è meravigliosa.
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