Il primo dovere, difendere la nostra agricoltura ostaggio della mafia
domenica 1 maggio 2016
Prezzi alle stelle, ma anche prezzi che non ripagano i costi e poi ancora "triangoli" malavitosi che contaminano tutto. La realtà dell'agricoltura nazionale è anche questo. Certo l'agricoltura italiana continua con ostinazione a voler produrre qualità e onestà, oltre che portare in giro per il mondo il buon nome del Paese. E ci riesce, ma non sempre. E non per colpa degli agricoltori. Stando infatti a quanto dice Coldiretti, che prende ad esempio l'ortofrutta, il prodotto è «sottopagato agli agricoltori su valori che non coprono neanche i costi di produzione, ma i prezzi moltiplicano fino al 300% dal campo alla tavola anche per effetto del controllo monopolistico dei mercati operato dalla malavita in certe realtà territoriali». L'osservazione commenta la presunta presenza addirittura di un «triangolo dell'ortofrutta» fra Milano, Fondi e Vittoria. Dietro, la mafia che lucrerebbe (il condizionale è d'obbligo visto che ovviamente cifre certe non ve ne sono), un volume d'affari di 16 miliardi. A farne le spese gli agricoltori veri e il resto della filiera agroalimentare onesta, oltre che naturalmente i consumatori. I punti più sensibili per le infiltrazioni malavitose – dice Coldiretti – sono costituiti dai servizi di trasporto su gomma dell'ortofrutta da e per i mercati, dalle imprese dell'indotto, dalla falsificazione delle tracce di provenienza dell'ortofrutta (basta pensare alle false etichette), dal livello anomalo di lievitazione dei prezzi per effetto di intermediazioni svolte dai commissionari mediante forme miste di produzione, stoccaggio e commercializzazione. Ma c'è di più. «Mettendo le mani sul comparto alimentare – viene osservato –, le mafie hanno la possibilità di affermare il proprio controllo sul territorio». Storia vecchia che si ripete. Anche nelle modalità di azione che, accanto ad altre nuove, pare si tramandino nel tempo. Basta pensare all'usura e al racket estorsivo, ma anche ai furti di attrezzature e mezzi agricoli, all'abigeato, alle macellazioni clandestine e al danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni. Con i classici strumenti dell'estorsione e dell'intimidazione, vengono poi imposti la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali; senza contare tutto quello che viene fatto è che mina alla base la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di colpire pesantemente, in alcuni casi, l'immagine dei prodotti italiani ed il valore del loro marchio. E tutto nonostante i controlli intensi e i molti interventi delle forze dell'ordine. Insomma se l'agricoltura rappresenta uno dei settori portabandiera dell'italianità nel mondo occorre non trascurare quanto avviene in quella parte dell'Italia dei campi taglieggiata. Ma che non può essere abbandonata alla criminalità.
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