domenica 13 maggio 2007
Con il «coraggio laico» dimostrato, ieri a Piazza Navona, in contrapposizione al Family Day, quei timidoni dei "laici" hanno avuto la possibilità, oltre che di mostrare finalmente di che stoffa sono fatti, anche di riassorbire un po' della bile trasudata dai molti loro articoli di questi ultimi giorni. Dai quali il loro lessico traspare chiaramente, al punto di rendere possibile la graduale redazione di un piccolo "Dizionario della laicità" secondo i laicisti e la loro - diciamo così - "cultura". Eccone le prime voci a cura del noto ginecolinguista Carlo Flamigni, tratte da l'Unità (venerdì 4). Verità - «Il Pontefice sta cercando di imporre un'etica molto conflittuale e perentoria, quella della verità» e, «naturalmente, solo di una verità». All'Autore piace la cultura multiveridica. Morali religiose - Sono «ossificate e obsolete» e propongono la «mistica della sofferenza e del sacrificio». Laicità - Coloro che non la condividono sono «ipocriti, ignoranti, bugiardi», specializzati in «infiniti distinguo» e in «strampalati arzigogoli». Etica laica - «Rifiuta ogni ricorso a principi deontologici assoluti, ritiene pienamente legittimi l'aborto, l'eutanasia, la fecondazione assistita, la donazione di gameti, le indagini genetiche sugli embrioni...» eccetera. L'EPISTEMOLOGO Non molto diverso (l'Unità, domenica 29) è il pensiero di Fabio Bacchini, che a Sassari, insegna Epistemologia, ossia teoria della conoscenza o filosofia della scienza. Ecco in che modo: premesso che «la scienza, intesa come avventura conoscitiva, non ha bisogno di alcuna guida morale» e, però, ammesso che «possono essere immorali alcuni modi disinvolti di fare esperimenti», «la Chiesa teme non tanto gli esperimenti e non tanto le applicazioni: teme il disvelamento della verità». Il che è, semmai, l'esatto contrario della verità. Bacchini insiste: «La Chiesa fonda parte del proprio potere sulla sopravvivenza di vecchie spiegazioni ricavate dalla Bibbia». E spiega: «Come si può pensare che questa voce (della scienza) abbia lo stesso peso di quella dei vescovi? Il vescovo crede per fede a una ipotesi teorica compresa tra le milioni che la scienza ha esaminato e da cui ha estratto la più corroborata». Quindi anche in materia di fede «la scienza ha un'autorità immensamente più alta che la religione». Che sia il caso di ricordare a Bacchini che dall'epistemologia sono esclusi i contenuti sia della scienza che della fede e che il compito di questa disciplina è piuttosto quello della demarcazione tra ciò che è scienza e ciò che non lo è? C'È SEPOLCRO E SEPOLCRO Ancora un filosofo. Una signora scrive a Umberto Galimberti (Repubblica delle Donne, 28 aprile) per esprimere delusione perché, in una chiesa, invece di Dio ha trovato «un pretucolo» definito «perfetto cretino» per la sua omelia e ha scoperto che «persino il credo è diventato diverso» (?). Alla sua fumosa risposta (la religione da «recinto del sacro s'è fatta evento diurno»), Galimberti premette una citazione di Nietzsche: «Le chiese sono ormai le tombe e i sepolcri di Dio». Affermazione in qualche modo giusta, sennonché dal sepolcro Dio è uscito da duemila anni mentre quel che resta di Nietzsche ci starà ancora a lungo.
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