Il pastore che denunciò l'ipocrisia del benessere
domenica 15 giugno 2014
Quando l'abbondanza di beni assopisce le coscienze anche la fede diventa una maschera esteriore e il rito si riduce a cerimonia vuota, lontana dalla vita. È questo il messaggio che il profeta Amos lanciò agli ebrei del Regno di Giuda nell'VIII secolo a. C., quando sul trono sedeva il re Geroboamo. In mezzo a un popolo prospero, che pensava a Dio come un semplice “ornamento”, una tradizione senza valore vitale, Dio chiamò un pastore originario di Tekòa, piccola città non lontana da Betlemme, perché denunciasse i rischi della corruzione derivante dal benessere e dall'ingiustizia sociale. Il suo richiamo contro una religiosità esteriore gli costò non poche inimicizie e l'espulsione dalla città di Betel, dove si trovava un importante santuario del tempo. Il libro che ne porta il nome fa parte dei libri profetici dell'Antico Testamento.Altri santi. San Vito, martire (III sec.); beato Luigi Maria Palazzolo, sacerdote (1827-1886).Letture. Es 34,4-6.8-9; Dn 3,52-56; 2 Cor 13,11-13; Gv 3,16-18.Ambrosiano. Es 3,1-15; Sal 67; Rm 8,14-17;Gv 16,12-15.
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