Il nodo dell’invalidità per il Fondo Clero
giovedì 1 giugno 2023
Dai dati statistici delle gestioni amministrate dall’Inps si rileva che la pensione di invalidità è di fatto una prestazione sconosciuta ai ministri di culto assicurati nel Fondo di previdenza per il clero. Gli ultimi dati di bilancio dell’Istituto registrano 298 pensioni di invalidità in carico al Fondo, pari allo 0,26 % sul complesso degli assegni in pagamento. Una percentuale che rasenta l’assenza pressoché assoluta di trattamenti di invalidità nel raffronto con le invalidità riconosciute presso tutte le altre gestioni amministrate dall’Inps, che si attestano su una media del 4,37% e con una punta del 6,5% nel settore del pubblico impiego. Dunque sembra logico dedurre che i sacerdoti, giovani e anziani, godono tutti di ottima salute, e tutti sono esenti da infermità e impedimenti fisici fino al tempo della pensione di vecchiaia. Ma è evidente che così non è. L’invecchiamento incalzante della categoria, pur con tutti i progressi della medicina e della scienza, dice a chiari numeri che diverse patologie e menomazioni possono travalicare o rallentare il completo svolgimento del ministero, ma nella realtà non sono accompagnate da un regolare assegno della previdenza. Diversi i motivi di questa assenza dalla specifica tutela della legge (anche come invalidità civile) ed è difficile individuare una motivazione comune agli invalidi pensionabili. Per ricordare, la pensione di invalidità nel Fondo si ottiene dopo
che siano trascorsi almeno 5 anni dall’ordinazione (iscrizione al Fondo) e, inoltre, che siano stati versati almeno 5 anni di contributi. Questi requisiti denunciano come una invalidità intervenuta nei primi cinque anni di iscrizione al Fondo, non dà diritto ad alcuna pensione. Gli interessati, che in genere sono sacerdoti molto giovani, sono quindi esposti ai danni di una malattia, di un infortunio (non è raro scivolare sui gradini dell’altare, cadere da una scala nell’allestimento di arredi liturgici ecc.) senza poter contare su un sostegno della previdenza, neppure minimo. Invece in tutte le altre gestioni previdenziali, quando l'assicurato è colpito da una invalidità causata dal lavoro e i suoi contributi non sono sufficienti per liquidare l’assegno per invalidità, viene riconosciuta una “pensione privilegiata di invalidità“. In questi casi è sufficiente aver versato anche un solo contributo settimanale. © riproduzione riservata
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