Il Nagorno invaso e già dimenticato, Quando il gas pesa più degli armeni
giovedì 2 novembre 2023

Caro Avvenire,
ho letto della fiaccolata a Firenze per la pace tra ebrei e arabi. Ma una fiaccolata per gli armeni dell'Artsakh? Per loro ormai è finita, nel silenzio.

Gabriele Ciampi


Ha ragione, caro Ciampi, per gli armeni del Nagorno-Karabakh, o Repubblica del-l’Artsakh, invasa e sciolta per decreto dal prossimo primo gennaio, si sono commossi in pochi. Non avrà comunque mancato di notare il rilievo che, di fatto unico, “Avvenire” ha dedicato alla vicenda, con i racconti sul campo dell’inviato Nello Scavo e i numerosi commenti, tra cui quello della scrittrice Antonia Arslan.

L’Azerbaigian ha approfittato della “distrazione” russa – Mosca, già vicina all’Armenia, è impegnata com’è noto nella dissanguante guerra di invasione all’Ucraina – e ha chiuso con le armi un contenzioso lungo e complesso. L’Artsakh non era riconosciuto né dall’Onu né della Ue, ma questo non giustifica la cancellazione brutale di un’entità territoriale a statuto incerto e disputato. Molti analisti hanno rilevato che lo stesso governo di Erevan non avesse la forza né la volontà di contrastare l’azione di Baku. Il risultato è stata una sorta di “pulizia etnica” che ha visto lo spostamento in massa di oltre 100mila persone, costrette a lasciare le proprie case nella regione ora destinata a essere abitata solo da azeri.

Gli armeni – per lo più di religione cristiana - sono tra i popoli più perseguitati della storia recente. Il genocidio - Medz Yeghern - compiuto sotto l’impero ottomano con 1,5 milioni di individui morti, tra il 1915 e il 1919, per uccisioni dirette o deportazioni è ancora oggetto di un ostinato negazionismo da parte della Turchia. Ogni volta che uno Stato lo riconosce come crimine specifico di particolare gravità, Ankara protesta e minaccia ritorsioni. L’Italia l’ha fatto nel 2019, allora 29° Paese a compiere questo passo.

Nei mesi scorsi non siamo invece stati attivi nel prendere le parti della minoranza conculcata nel Nagorno- Karabakh. Non solo l’Azerbaigian è sostenuto dalla Turchia. Qualcuno ha ricordato che il gasdotto trans-adriatico (Tap) che arriva in Puglia è l’ultimo tratto del cosiddetto Corridoio Sud, su cui transitano ogni anno 10 miliardi di metri cubi di metano verso il nostro Paese, con l’obiettivo di raddoppiare la fornitura, alternativa a quella costosa e rischiosa dalla Russia di Vladmir Putin. Attualmente, circa il 15% del nostro fabbisogno proviene dall’Azerbaigian governato per decenni con pugno di ferro dalla famiglia Aliyev, con la quale siamo anche in trattativa per vendita di grandi quantità di armamenti.

Insomma, forse schierarsi con decisione a favore degli armeni sarebbe stato scomodo, per Roma così come per la Unione europea affamata di energia a buon prezzo. E tanto peggio per gli armeni del Nagorno- Karabakh.

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