martedì 2 agosto 2011
Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte.

«Laudata sii, Diversità delle creature, sirena del mondo…». Misurato come sempre, D'Annunzio intonava questo roboante inno alla Diversità tra le creature, sul modello del celebre cantico di san Francesco. In verità, non è detto che l'essere diversi e molteplici sia sempre un incanto. Un altro famoso poeta come William Blake, che aveva per primo definito la Bibbia «il grande codice» della nostra cultura, doveva però riconoscere in una sua lirica che «entrambi leggiamo la stessa Bibbia giorno e notte / ma tu leggi nero dove io leggo bianco!». Sta di fatto, comunque, che la varietà della mente, dei cuori, delle esperienze è da considerare come un arcobaleno dotato di un suo fascino: immaginate che tristezza un mondo monocromo o un'umanità daltonica!
La diversità è strutturale alla realtà, come ci ricorda la battuta che sopra ho citato e che è attribuita a un grande statista tedesco, Konrad Adenauer (1876-1967). La sua è una considerazione che intreccia due coordinate. L'una è verticale ed è l'unità “celeste” del genere umano: in tutti noi corre la stessa linfa e abbiamo il medesimo tessuto “adamico”, siamo creature umane basilarmente uguali. L'altro asse è orizzontale e si sfrangia in mille prospettive, rivelando così la pluralità e quindi le differenze. C'è una suggestiva metafora rabbinica che afferma: Dio ha fatto tutti gli uomini con lo stesso conio ma, a differenza delle monete che risultano uguali, le creature umane sono tutte diverse (si pensi solo alle impronte digitali). In questo mese di viaggi in luoghi estranei, scopriamo allora l'arazzo mirabile della diversità e dunque il rispetto e la tolleranza.
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