martedì 14 gennaio 2014
Allegri se n'è andato: è la notizia anticipata da Barbara Berlusconi. «Allegri! Se n'è andato»: è la reazione dei tifosi rossoneri dopo l'ennesima figuraccia del Milan. Una storia tragicomica cominciata con il Verona e interrotta prima che la squadra di Mandorlini potesse diventare “fatale” anche al ritorno. Nel frattempo, sconfitte con il Napoli, la Juve, il Parma, la Fiorentina, l'Inter, sopportate con apparente lungimiranza dall'A.D. al Gioco, Adriano Galliani, e mal digerite dall'A.D. ai Fatti, signora Barbara Berlusconi, donna di carattere e aspirante leader nel nome del padre. Domenica sera: fischia il Sassuolo, Galliani tace avvilito e avvolto in un caldo tabarro, Barbara, gelida, annuncia la fine del film dell'orrore e introduce il licenziamento, forse la rifondazione. Alla quale non potranno essere estranei i giocatori, primo fra tutti il signor “Mela Marcia” Mario Balotelli, secondo definizione del Cavaliere, che a malincuore ha lasciato mano libera a Galliani perché preso dalla propria decadenza, seguita in tempi stretti da quella della squadra. A ben vedere, solo Honda - unica nota positiva dell'ultimo Milan - è estraneo alla congiura dei soliti innocenti, di quel pacco di campioni veri o presunti che hanno scaricato Allegri dopo averne sopportato prima le intemperanze tattiche, poi il ridimensionamento deciso dalla società, infine l'auto-esautorazione del 4 gennaio scorso quando, assecondando un orgoglio infantile («Sarò io ad andarmene, non voi a cacciarmi») aveva annunciato l'addio a fine stagione, perché certo (si dice) della solidarietà dei giocatori.La solita grande illusione: i pedatori illustri o meschini - alla stregua dei politici - annusano il vento e sono pronti a mollare i leader depotenziati. Mi ero permesso di dirlo, al pur esperto mister livornese, purtroppo illuso di poter continuare quella vita da Vip offertagli dalla Milano da bevute, mangiate e sfilate; e lui no, lui pronto a dirsi innovatore di un costume ormai dominante in Europa solo perché anche Lewandowski aveva accettato il trasferimento al Bayern di Monaco pur restando nel Borussia di Dortmund sino alla fine del campionato. Rovinato dai giocatori battifiacca-a-orologeria (dieci minuti per cominciare, quindici per finire: male) e dai Berlusconi che già da tempo minacciavano il ricorso a sostituti di casa (Inzaghi), o in trasferta (Seedorf), Allegri aveva presuntuosamente zittito il primo, dandogli del pugnalatore, e il secondo, accusandolo d'inesperienza, certo riferendosi agli infelici esordi in panchina di Gattuso e Liverani. Da giovedì la panchina rossonera sarà occupata proprio da Clarence Seedorf, giocatore-mito, professionista eccellente, uomo di grande cultura e intelligenza (non dico in relazione al calciatore medio) e troverà subito la solidarietà dei ricchi sottoposti che lo sanno amatissimo dal Cavaliere. Il quale ha pure colpe per il disastro rossonero, diciamo una responsabilità oggettiva, perché - ahi ahi - non poteva non sapere che Allegri era restato al Milan per non avere ottenuto la guida dei giallorossi. Come Mazzarri. E a Roma festeggiano ancora. Per la forza di Garcia e quella del Destino.
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