venerdì 14 maggio 2021
La figura della madre è centrale nell'esperienza di ognuno e di conseguenza è estremamente presente nell'immaginario letterario e in quello cinematografico. Sono particolarmente affezionato ad alcune figure di mamme in letteratura, per esempio, tra le più recenti, la Iduzza di La Storia di Elsa Morante, e in cinema, per esempio, alla madre di Furore, il romanzo di Steinbeck e il film di John Ford, e alle figure, in romanzi e film, di quelle madri che hanno retto il peso delle migrazioni, di un radicale cambiamento di vita (Un albero cresce a Brooklyn, Mamma ti ricordo, la madre dura e forte di Rocco e i suoi fratelli che vuol tenere insieme la sua famiglia lucana nella migrazione a Milano...), anche perché ho visto di cosa è stata capace mia madre quando i miei dovettero migrare nella banlieue parigina, senza sapere una parola di francese... Nel mito sono presenti molte figure di madri, degli umani e nella natura, anche nella dura versione delle Medea; e la natura è anche distruttrice, ci ricorda la dea indiana Kali, e dove c'è vita c'è anche morte, insieme a una possibile rinascita. Ma se del nostro italico costume, delle nostre consuetudini c'è una cosa dimenticata di cui c'è da essere contenti, tra le tante che invece possono immalinconirci, è quella del "mammismo". Fino a pochi decenni addietro, era questa una caratteristica della nostra cultura e della nostra antropologia, giustamente ironizzata da tanti stranieri che ci studiavano o che per un motivo o per l'altro vivevano tra noi. La mamma tronizzava nell'immaginario collettivo... di mamma ce n'è una sola, la mamma è l'amore più grande, mamma perdonami, cocco di mamma, mamma-mia! Romanzi popolari e canzonette a iosa, film lacrimosi come quelli di Matarazzo e dei suoi imitatori, proverbi ed exempla riempivano l'italico immaginario, a cominciare da una brutta e mielosa canzone lanciata da Beniamino Gigli negli anni trenta e imperversante fino a tutti i cinquanta e anche sessanta... Gli italiani crescevano nel culto della mamma, e qualcuno volle precisare: della mamma e della pastasciutta... Dal nord al sud alle isole. E questo non aiutava a crescere, anche se oggi un ruolo così centrale e così negativo probabilmente lo ha preso internet, che è nostra madre e nostro padre, nostra maestra e per alcuni perfino nostro padre-curato... Andava di pari passo con questo culto, con questo immaginario, un sostanziale disprezzo maschilista per la donna, vista soltanto come procreatrice e consolatrice, ma soprattutto del figlio maschio, come angelo della casa e infine serva. È bello essersi liberati del mammismo, e che le mamme abbiano un ruolo tuttavia fondamentale, ma liberato dalle ipocrisie che ieri le schiavizzavano e che condizionavano tutti, rendendo a volte difficili ai figli maschi i rapporti con le donne che non erano le loro madri e alle figlie femmine quelli con dei maschi "mammisti" che avrebbero continuato a condizionarle e a opprimerle.


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