venerdì 24 ottobre 2014
Carlo Petrini, il patron dello slow food, punta il dito sugli spadellamenti in tivù ad ogni piè sospinto. Quasi come il prezzemolo di una ricetta sfiziosa. Come nei giorni scorsi a Torino, dove è stata inaugurata la decima edizione, biennale, del Salone del Gusto e di Terra Madre. E sono passati ben vent'anni dall'intuizione di radunare il popolo del cibo su una consapevolezza: sta scomparendo un bene, o meglio una biosiversità. Ebbene, che è successo, nel frattempo, in questi anni?Il cibo, sotto forma di prodotto o di ricetta è salito agli onori dell'esposizione mediatica. Certo, una delle conseguenze sono anche gli spadellamenti deprecati da Petrini, ma intanto è cresciuta una coscienza, tanto che parlare di cibo e vino non è più solo folklore. Il problema vero è semmai un altro. E qui uso ancora una suggestione di Petrini raccolta la settimana scorsa quando è intervenuto al Forum della Coldiretti di Cernobbio: la pace è minacciata dall'impossibilità di avere cibo. O meglio dal problema dell'acqua che attanaglia tante aree del mondo dove è a rischio la fertilità dei suoli.Per questo Terra Madre, che raduna oramai una rete di comunità del cibo è un'esperienza interessante, che aiuta a capire come e perché i popoli stiano cercando di trovare soluzioni, a partire da esperienze vissute. Vista così, la kermesse di questi giorni a Torino mette a fianco due situazioni che apparentemente sembrano contraddittorie: l'Italia campione di biodiversità (il Salone del Gusto), il resto con le sue contraddizioni (Terra Madre) e i tentativi di risposta per rimanere possibilmente liberi.Ora, queste due situazioni rappresentano l'ideale contaminazione di cui il mondo ha bisogno. E questo perché la ricchezza della biodiversità italiana che esiste dacché in questo Stivale lungo e stretto sono passati razze e popoli nei secoli, ha bisogno di restituzione. Lo snodo di tutto questo è esattamente l'Expo, dove le buone pratiche agricole, ma anche le innovazioni e le sperimentazioni, possono trovare un palcoscenico ideale per dare un contributo al mondo. Non sono i convegni che risolvono i problemi, ancor più se dopo un convegno non segue un compito, ma l'incontro fra persone, lo scambio di esperienze, il confronto.Nessuno ha la ricetta: né la multinazionale, né le pregevoli realtà spontanee come possono essere le comunità del cibo. Però il fatto che uomini liberi si incontrino è un valore. Ancora più se alla terra che sarebbe madre, si aggiunge la scoperta che c'è un ordine che guida l'universo mondo. E chi sarà mai l'architetto di questo ordine, che si può rispettare e assecondare, o distruggere e mortificare? Anche la risposta a questa domanda ha un senso, perché una madre ha sempre un padre... affinché nascano dei frutti.
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