giovedì 30 gennaio 2020
L'ultima indagine statistica di AlmaLaurea registra dati positivi sia sul fronte del profilo dei laureati italiani (censiti 280mila) sia su quello degli occupati a uno, tre e cinque anni dalla laurea (680mila intervistati). Infatti hanno un segno più numerosi indicatori: mobilità, il numero di studenti laureati stranieri, la regolarità negli studi, l'esperienza all'estero, gli stage e i tirocinî. Migliorano anche i numeri del lavoro: più occupazione e retribuzione: anche se, va detto, si tratta di dati incrementali e non strutturali perché sia i numeri degli iscritti all'Università sia quello dei posti di lavoro e degli stipendi sono inferiori a quelli che precedono la recessione, vali a dire gli anni orribili 2007-2014. Ma un dato su tutti desta attenzione e preoccupazione: la situazione del Sud.
I numeri ci dicono che questa parte del Paese ha perduto il 26% di iscritti all'Università negli ultimi quindici anni, che il 24, 6% si iscrive a un'Università del Centro Nord e che a cinque anni dal conseguimento della laurea il 42,4% lavora fuori dell'area meridionale. Di questo passo - il passo del gambero - il Sud tra qualche decennio sarà destinato a essere un guscio vuoto. Stiamo parlando dell'area storicamente, culturalmente, paesaggisticamente più rilevante del nostro Paese.
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