venerdì 9 dicembre 2011
O privilegio del genio! Quando si è appena ascoltato un brano di Mozart, quel silenzio pieno di stupore, che per qualche attimo subentra, è stato scritto ancora da lui.

A partire da Benedetto XVI, siamo in molti ad amare senza "se" e senza "ma" il genio di Mozart e, quindi, non possiamo non condividere questa nota curiosa ma vera di un personaggio dai mille risvolti come Sacha Guitry (1885-1957), commediografo, poeta, saggista, attore e regista. Quel silenzio colmo di stupore, che ti penetra nell'anima dopo aver ascoltato un brano di questo musicista che visse solo 35 anni, genera due sentimenti diversi. Da un lato, non può che lasciarci attoniti davanti alla grandezza del genio, un dono divino, un riflesso luminoso della trascendenza, un segno della bellezza suprema aperta a tutti perché la lingua della musica è universale. A livello più modesto, dovrebbe scattare anche la necessità di lodare, di esaltare, di riconoscere - senza la meschinità della gelosia - tutti i doni, i "carismi", che il Creatore effonde in tante persone, anche a noi vicine.
D'altro lato, ascoltando Mozart, ma anche seguendo tutto ciò che l'arte o la grande scienza hanno creato, dovrebbe sbocciare in noi quel fiore timido ma spesso calpestato che è l'umiltà, la consapevolezza dei propri limiti, la modestia. A questo ci costringe ogni confronto col genio. Ma dicevamo che questo fiore è calpestato non solo da chi dovrebbe essere umile, ma anche dagli altri. È divertente ma pungente l'apologo di un altro grande, Cechov: «Si decise di festeggiare un uomo molto modesto. Soltanto alla fine del pranzo ci si accorse che ci si era dimenticati di invitare proprio lui, il festeggiato!».
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