sabato 29 agosto 2015
Ieri un bambino ci ha raggiunto su questa terra. Dormiva raccolto sul cuore di suo padre, difeso dal mondo da un sacchetto rosso che lo avvolgeva come una culla. Un inizio di capelli scuri e una mano perfetta nella sua piccola misura erano il saluto di una nuova vita. Pensai a quei neonati che lasciano i barconi della salvezza nelle braccia dei militari senza un pianto, quasi sapessero che il silenzio sarà per loro l'unico modo per essere accolti. Cinquecento euro con il rischio di morire soffocati è il prezzo richiesto ai più poveri per attraversare un po' di mare verso un futuro incerto. Di cosa abbiamo bisogno noi, popoli di pelle bianca, per riconoscere in questi bambini dei figli o dei fratelli e trovare una soluzione accettabile a questa emigrazione che non avrà fine finché la paura o la morte li spingerà a cercare di vivere nei nostri territori? Nostri perché antichi popoli, che abbiamo creduto di chiare «barbari» li hanno occupati distruggendo e bruciando ciò che trovavano. Nostri perché a fatica vi abbiamo costruito un modo civile di vivere e scoperto l'arte di guardare la natura e gustare la vita sviluppando intelligenza e amore. Tutto questo oggi spinge una parte di noi ad alzare mura e svolgere chilometri di filo spinato in una inutile difesa dei nostri beni. Ma non abbiamo fatto i conti con la disperazione che vive nell'animo di questa gente disposta ad affrontare una incerta salvezza e un futuro pieno di nebbia.Immensamente difficile trovare una soluzione al problema e non basta disperarsi per le distruzioni di antiche opere d'arte da parte dell'Isis, non è sufficiente commuoversi per la sorte di tanti figli sbarcati soli su una terra sconosciuta. È il momento di ricordarci di essere cristiani e di dividere ciò che abbiamo finché non si troverà una vera soluzione a una emigrazione che coinvolge il mondo intero e che troverà una fine solo con la partecipazione a una azione comune.Il nuovo bambino avvolto nell'amore di suo padre crescerà forse in un mondo diverso dal nostro e noi dovremmo lasciare a lui nuovi doni: un animo aperto alla pena dei fratelli meno fortunati, una ricerca del bene comune, la capacità di dividere con chi ha meno, la gioia di offrire un abbraccio a chi è rimasto solo. Ma anche saper guardare alla bellezza che ci offre questa natura che vive con noi, che rinasce ogni giorno nei suoi colori e nella sua potenza, che sa donare l'ebbrezza e la gioia nella vita giovane e la serenità quando molti anni avvolgeranno le loro spalle. Oggi è il tuo giorno, bambino, accoglilo come un dono e ricamarci attorno una vita aperta al coraggio, all'amore e al perdono.q
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