mercoledì 5 ottobre 2022
Avent'anni dalla morte di Elémire Zolla (1926-2002) esce nella Biblioteca Marsilio un nuovo volume dell'Opera omnia, a cura di Grazia Marchianò, intitolato L'umana nostalgia della completezza (pagine 384, euro 24). Nella prima parte sono raccolti i testi sull'Androgino nelle varie culture; nella seconda appaiono testi ritrovati suddivisi per decadi, dagli anni 50 al Duemila: è una selezione di scritti, spiega Marchianò, «poco più di una trentina su alcune centinaia, che proviene dall'archivio privato di Zolla e, accanto alle riedizioni dell'Opera omnia, alla collezione della rivista “Conoscenza religiosa” e ai novemila titoli della sua biblioteca, costituiscono l'intero lascito intellettuale dello scrittore». Sono testi di grande interesse che consentono di fare il punto sulla presenza di Zolla nella cultura del Novecento. Il folgorante esordio fu L'eclissi dell'intellettuale (1959) spietata critica della cultura di massa che gli valse il ruolo di capostipite degli “Apocalittici”, secondo la classifica di Umberto Eco che stava dalla parte degli “Integrati” (1964). Nel 1956, Zolla aveva già vinto il premio Strega opera prima con il romanzo Minuetto all'inferno. Entrò subito nel giro grande della cultura italiana dominante (Moravia e via laicizzando). Poi successe qualcosa che in qualche modo emarginò lo scrittore, l'anglista accademico, l'erudito di fama internazionale. La causa scatenante fu l'antologia I Mistici, che Zolla pubblicò nel 1963. Lo spiegò egli stesso a Vittorio Messori in un brano di Inchiesta sul cristianesimo (1987) ripreso nel libro di cui stiamo parlando: «Occupandomi di temi come la mistica sono stato giudicato colpevole di violazione del voto di laicità. E, quindi, espulso dalla congregazione». Ancora Zolla: «Da due secoli una civiltà condiziona l'uomo occidentale perché usi soltanto metà del suo cervello: quella che presiede alla logica. Ma c'è un'altra metà, altrettanto se non più importante, che è stata atrofizzata: è quella che non frequenta l'aridità impotente del ragionamento, ma intuisce il simbolo, la metafora, il legame profondo tra tutte le cose». E dunque Zolla si diede a studiare Tantra e Taoismo, l'esoterismo ebraico, le culture indiane e asiatiche. Certo, il rischio del sincretismo è in agguato ma, a ben vedere, Zolla non mette sullo stesso piano tutte le religioni, pur riconoscendo in ciascuna un seme di verità. E c'è un'ultima (not least) considerazione che invoglia a leggere e/o rileggere i libri di Zolla: è la qualità della sua scrittura. Zolla usa la lingua italiana più pura, tradizionale eppure innovativa. «Un sovrano potente dev'essere onniveggente e nel contempo facilmente ingannabile. Dev'esserci uno stato ideale e un'amministrazione statale di fatto, in apparente contraddizione fra loro. Lo stato dev'essere insieme la Regina celeste e il Principe spietato e severo. Dev'essere possibile ricorrere a lei contro di lui: e anche viceversa, quando l'eccesso di tolleranza appare pericoloso». Non è dolce naufragare in questo mare?
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