Il Covid-19 ha cambiato i consumi alimentari
domenica 20 dicembre 2020
Il Covid-19 ha cambiato le abitudini alimentari degli europei. Un dato di fatto con il quale la filiera di produzione e trasformazione deve fare i conti. Il virus ha accelerato alcune tendenze (la crescita dell'e-commerce e il declino dei negozi di prossimità) e dato maggior rilievo a particolari aspetti del comparto (le necessità di avere sempre di più una comunicazione chiara rivolta al consumatore finale). Accanto alle tendenze di medio-lungo periodo, inoltre, il settore soffre adesso di tutte le ripercussioni dovute alle limitazioni necessarie per fare fronte al dilagare del virus. Per capire come è cambiata la spesa alimentare, è utile leggere il "EU 2020 Agricoltural Outlook" presentato dalla Commissione. Bastano due cifre: i consumi a casa sono cresciuti del 18%, quelli fuori sono crollati del 21%. Oltre a questo, grandi passi in avanti hanno fatto tutti i canali di vendita online e in qualche misura anche la Gdo; in sofferenza il complesso universo dei piccoli punti vendita (che per una certa parte si sono ingegnati con modalità di consegna dei prodotti per loro certamente inconsuete). Grandi cambiamenti anche nella scelta degli alimenti. Si cercano sempre di più quelli "ambientalmente compatibili", si va a caccia di quelli di base, della frutta e verdura fresche; i prodotti trasformati pare restino in secondo piano, così come, inaspettatamente, quelli biologici che nelle aree mediterranee segnano il passo. Di fronte a tutto questo, è possibile pensare che si torni in tempi brevi alle condizioni precedenti Covid-19? Gli analisti europei credono proprio di no. E, anzi, paventano il profilarsi di una recessione agroalimentare. Intanto, rimane la quotidianità dei consumi alimentari fatta di periodiche incette di alimenti di base (dalle farine allo zucchero passando per i pelati), e di ristoranti vuoti per legge. Condizione che sta provocando danni miliardari. Anche in questo caso basta poco per rendersi conto. Secondo una stima di Coldiretti, nel 2020 con il magro Natale che si sta profilando, salirebbe a oltre 30 miliardi il crollo della spesa alimentare degli italiani (-12% rispetto al 2019). Solo la decisione di «blindare gli italiani nei giorni fra Natale e Capodanno», spiega una nota dei coltivatori, metterebbe al tappeto le strutture agrituristiche nazionali le cui perdite arriverebbero così da sole ad un miliardo. Ecco perché è davvero necessario pensare a metodi di produzione-trasformazione-commercializzazione diversi da prima. Cosa non facile per un comparto che comunque spesso soffre di una conflittualità solo sopita ma non risolta.
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