martedì 28 febbraio 2012
Soprattutto per i bambini che abitano in periferia, il cortile della scuola può diventare un luogo prezioso. Da gabbia, può trasformarsi in una palestra di libertà, creatività, scoperte. Ricordo il nostro, nella periferia nord di Torino. Un piccolo portico, sotto il quale i bambini installano il loro mercatino e le bambine saltano con l'elastico o con la corda. Una lingua di prato dove si organizzano partite di calcio arbitrate dal maestro. L'orticello del custode, che coltiva cavoli e pomodori, ma anche alcune cespi di rose intorno ai quali si affollano i piccoli come api. Uno stagno grande quanto un catino, nel quale guizza una moltitudine di girini. Una pista di cemento che termina con una buca piena di sabbia e sulla quale si fanno gare per sgranchirsi le gambe dopo ore di lezione. Un albero di acero piantato dopo che un altro è stato abbattuto da una tempesta di pioggia e di vento. Una panchina dove sedersi per scambiarsi figurine, organizzare festicciole di compleanno, fissare appuntamenti in piscina. Solitario, campeggia un pino. Trasuda resina ed è bello sporcarsene le dita. «Senti come profuma, maestra?». Ma c'è anche un salice, i cui rami penduli si scostano come le pieghe di una tendina dietro la quale ripararsi per gioco e farsi ammirare da chi passa vicino. C'è chi si corica sull'erba e chiude gli occhi. Ci sono poche occasioni per toccare con il proprio corpo quello della terra, con le sue protuberanze, i suoi umori, i suoi palpiti profondi. Qualcuno si piega a osservare da vicino una margherita, un ranuncolo o un soffione e si chiede se è possibile sradicarli e farli propri. Troppe cose sono vietate oggi a un bambino. «Posso scavare una buca, maestro? Tanto poi la riempio di nuovo». Dalla buca, a volte, affiorano dei lombrichi. Il maestro li prende con due dita e spiega quanto siano preziosi quegli animali che si attorcigliano come se soffrissero il solletico. Le più ambite sono le chiocciole e le lumache. Chi le trova è come se si impadronisse di un tesoro. Ma prima di salire in classe le deposita nell'orto del custode. Dai balconi si affacciano i nonni e le madri. Da un passeggino oltre il recinto occhieggiano nel cortile gli occhi stupiti di un neonato che tra qualche anno, forse, giocherà sullo stesso prato.
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