giovedì 26 gennaio 2023
Non tutte le neo-mamme saranno abbandonate a sé stesse. Ma molte sì. Moltissime anzi, a giudicare dal coro unanime, e assordante, che si leva sui quotidiani, dopo la tragedia dell’Ospedale Pertini di Roma, dove un bambino di tre giorni è morto mentre veniva allattato dalla madre distrutta dalla fatica e preda fatale del sonno. Alla mamma del neonato: «Io abbandonata», fa eco la lettera di un’altra mamma: «Io distrutta» (“Corriere”, 24/1). Distrutta e abbandonata, conferma Claudia De Lillo (“Repubblica”, 24/1): «La solitudine della madre», mentre Viola Giannoli raccoglie testimonianze univoche. Sulla “Stampa” (24/1) parla la nonna e (25/1) il coro si arricchisce delle voci dei social, tantissime e tutte concordi. Il titolo è sempre lo stesso: «La solitudine delle puerpere», e ancora: «Noi sole in corsia subito dopo il parto». Nadia Ferrigo comincia così il racconto sulle innumerevoli voci dai social: «“Poteva succedere anche a me”. Ripetuta dieci, cento, mille e ancora mille volte, è una frase che va oltre l’immedesimarsi (...). Non è solo compassione, ma denuncia collettiva e rivendicazione: non è stato un incidente, una disgrazia». Grida una mamma: «Ho chiesto aiuto, non avevo forze e mi hanno risposto che la maternità è anche sacrificio». Scrive Massimo Gramellini nella sua rubrica in prima pagina sul “Corriere” (25/1, titolo: «Una madre»): «Una madre ha tutto il diritto di essere stanca e di chiedere aiuto, senza venire considerata un po’ meno madre per questo»; già, perché un’altra costante emerge e inquieta, la colpevolizzazione della madre che implora aiuto da parte di un personale sanitario scarso di numero, d’accordo, costretto a turni sfiancanti, certamente, ma spesso insensibile al limite della crudeltà. Scrive la filosofa Caterina Zanfi su “Domani” (25/1): «Se una madre crolla di sonno dopo 17 ore di travaglio mentre viene spinta ad allattare al seno a ogni costo e finisce quindi per soffocarlo (...) non si tratta di una tragica fatalità». E ancora: «La mancanza di assistenza adeguata durante il parto e il post-parto, la privazione della possibilità per le madri di scegliere come vivere questi momenti, nel limite della sicurezza garantita dai medici e dalle ostetriche, fa parte della stessa logica che scarica su di loro tutte le fatiche e le responsabilità». © riproduzione riservata
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