venerdì 28 dicembre 2007
Anno nuovo vita nuova: non è solo l'abusato slogan di tutti, è l'indiscutibile ordine del Milan, la società il cui potere comunicativo coinvolge i media più critici e i critici più audaci rendendoli miti e comprensivi. Quelli che fino a ieri abbozzavano imbarazzati davanti alle sciagurate imprese di Dida, oggi hanno deciso di scaricarlo brutalmente imputandogli la "papera" che - dicono - ha consegnato all'Inter il Derby. C'è chi - audacissimo - è arrivato a far risalire la crisi di Dida al famigerato derby europeo in cui fu atterrato da un petardo partito dalla curva interista: da quella maledetta sera - pagata dall'Inter con una pesante squalifica - non è stato più lui, il portierone che aveva conteso a Buffon il titolo di Numero Uno del mondo. Questo leggo, nell'ora del ripudio. Quando le scrivevo io, certe cose, subivo pesanti rimbrotti. E siccome Dida è (era?) il cocco di Berlusconi, mi son sentito accusare di oltraggio al Cavaliere. Evidentemente è partito un ordine - anzi un contrordine - e adesso botte da orbi al reprobo paperone. È un po' la storia di Ronaldo. Il cui ritorno in Italia salutai con i dubbi espressi da chi lo conosceva bene, Capello. Interpellato mentre era alla guida del Real, Don Fabio fu spiccio con gli amici milanisti: lasciatelo perdere. E non c'era risentimento personale, come sostenevano gli scribi obbedienti: c'era un Ronaldo in crisi, come giocatore e come uomo. Hanno finto di caricargli sulle spalle il Milan, per distrarre i tifosi amareggiati da campagne acquisti sbagliate, poi l'hanno scaricato: infortunato, inutile. Forse inguaribile. E via in Brasile. Dove già è finito Adriano. Dove finirà Dida. Non dovrei stupirmi, davanti a episodi che la dicono chiara sul calcio odierno, privo di sentimenti, cinica macchina per soldi. E invece non capisco perchè, a fronte di superbe e reclamizzate organizzazioni, di laboratori in cui si realizzano miracoli, autentiche resurrezioni di uomini fisicamente distrutti, non vi sia uno specialista, non dico dell'anima (un tempo c'era il prete della squadra, foss'anche padre Eligio), ma del cuore, o della mente, o comunque uno psicoterapeuta capace di indagare l'uno e l'altra quando compare negli atti quotidiani la terribile parola "depressione". Ne ho già scritto a proposito di Adriano, non so quanto la diagnosi valga per il riccioluto Ronaldo il cui disagio ci fu comunicato dagli intrepidi inviati a Yokohama; sono certo, invece, che un tentativo di comprensione e approfondimento del suo stato psicologico avrebbe aiutato Dida più dei pubblici complimenti controcorrente o dei depistaggi da solerte ufficio stampa. Ora è forse tardi per dargli una mano. Forse. Per quel che conta, gli esprimo solidarietà e gli invio un sorriso augurale. Se gliene arrivassero tanti, di sorrisi, e qualche stretta di mano, e pacche sulla spalla, potrebbe anche ricominciare, più sereno e più attento. Tanto, dove lo vanno a pescare, adesso, un buon portiere? È un ruolo in via di estinzione. Pensate che lo spagnolo Almunia si è offerto a Capello come portiere della Nazionale inglese ancora prigioniera del fantasma di Banks.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI