mercoledì 21 aprile 2021
Lo spot televisivo della Barilla mi ha colpito per la sua contemporaneità. C'è una madre che non ha il solito volto felice da inquilina del Mulino Bianco, ma sembra preoccupata quando porge alla figlia (lo porge ma non lo condivide) un bel piatto di pasta. E la figlia a quel punto sorride, come se avesse ritrovato qualcosa. In quello spot immagino che tante madri si siano ritrovate, dopo un lungo periodo che ha acutizzato i disagi dei giovani, privati del loro rapporto coi pari, che non si può pensare sia stato sostituito dai social media. Anoressia e bulimia, lo stiamo registrando, sono in aumento e soprattutto è calata l'età dei ragazzi. Domenica sera ho voluto affrontare questo tema durante una diretta con gli amici di «Abc live, il piacere di imparare», per dire che il gusto è importante, e ne siamo convinti, ma non va preso come la panacea. Perché, come ha detto la psicologa Irene, può diventare una trappola. Lo è se si scatena il Binge Eating Disorder (svuotare il frigorifero a tutte le ore), ma è pure quando di fronte ai segnali di disagio dei nostri ragazzi pensiamo che tutto si compensi con una leccornia. Che è il lieto fine dello spot, anche se fa intravedere un percorso di sofferenza dove quel cibo, forse, non era sempre accettato. A quel punto mi son chiesto se mangiare possa essere terapeutico, ma la risposta della preside del Liceo Malpighi di Bologna, Elena Ugolini, mi ha spostato su altri campi: il cibo dev'essere quello che è, la terapia la fanno gli psicologi (anche Draghi dovrebbe saperlo) e magari in team coi dietologi affinché un ragazzo possa "riassegnarsi", trovando la forza di riprendere in mano la propria vita. E c'è sempre bisogno di qualcuno che venga in soccorso, perché non ci si salva da soli, parafrasando Papa Francesco. C'è una teoria degli scienziati della politica secondo la quale nella storia le guerre hanno avuto l'effetto di saldare la sintesi, ovvero di creare unità di fronte al pericolo. Sta succedendo questo in Italia? In parte sì e la compagine governativa ne è la prova, ma il tentativo di fughe in avanti e i distinguo possono rovinare tutto. Cosa permette allora di tenere la barra dritta? Una politica desiderosa di salvare tutti, senza lasciare indietro nessuno. Ricordate? Era lo slogan di un anno fa. I ragazzi non lasciamoli indietro; neanche in casa, noi adulti presi dallo smartworking (sigh).
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